domenica 18 maggio 2014

Il coronavirus MERS minaccia l’umanità?


Dopo la pericolosa diffusione del virus della SARS che nel 2003 provocò circa 800 decessi su tutto il globo terrestre, la notizia di una nuova epidemia sta generando parecchia apprensione nella popolazione mondiale. Si tratta della MERS (Middle East Respiratory Syndrome), causata da un coronavirus contro il quale non esiste al momento un trattamento antivirale specifico né un vaccino.

Pare che questo virus albergasse da secoli nell’organismo dei pipistrelli dell’Arabia saudita senza creare  danni evidenti in questa specie, finché i loro escrementi posati sui datteri, circa una ventina di anni fa hanno  infettato i cammelli che ne vanno ghiotti.  Dal 2012 il coronavirus della MERS ha infettato anche l’uomo a causa del contatto ravvicinato con i quadrupedi, provocando 500 casi in tutto il mondo con 140 decessi, per il momento abbastanza circoscritti all’Arabia Saudita (in Italia se ne è verificato un solo caso, mentre altri contagi sporadici sono stati segnalati negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti d’America).

Il virus della MERS è simile a quello della SARS e, anche se non vi è prova del contagio diretto fra esseri umani, la sindrome è molto pericolosa, con un tasso di mortalità oltre il 30%. Dall’aprile 2014, tra l’altro, i casi stanno aumentando vertiginosamente.

Quali sono i sintomi? Dopo una incubazione di circa 12 giorni, il virus si manifesta con febbre, brividi, tosse e dolori muscolari come una qualsiasi sindrome influenzale,  finché insorgono insufficienza respiratoria e renale acute, da pronto intervento ospedaliero.


L’unica difesa che abbiamo per il momento è, qualora dovessimo recarci in Arabia saudita, di rispettare rigorosamente le norme igieniche per la prevenzione da qualunque malattia infettiva.