venerdì 21 dicembre 2018

UNA BELLA RECENSIONE DEL ROMANZO "LA RADICE QUADRATA DELLA VITA"

C’E’ VITA NELLA MATEMATICA
RAIMONDO ROSARIO GIUNTA·MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2018Con “La radice quadrata della vita” Lorella Carimali ha voluto affrontare con sereno, convinto entusiasmo due sfide che ai molti sembrano difficili ,se non proprio impossibili :fare amare la matematica e su tale proprosito scrivere addirittura un romanzo.Ne è uscita una storia gradevole che illumina non pochi aspetti ignoti e trascurati del mondo scolastico e che con amorevole ,positiva adesione racconta a chi non lo sa o non vuole saperlo la bellezza dell’insegnamento praticato e vissuto con assoluta dedizione.
“La radice quadrata della vita “ è la storia di un anno di vita scolastica di un liceo milanese in cui si intrecciano il rapporto professionale e l’amicizia tra Donatella e Bianca :la prima insegnante di matematica ,ma vicina alla pensione ,e la seconda giovanissima supplente di italiano e latino.Donne diverse per estrazione e formazione,ma simili nella passione per l’insegnamento.La più giovane figlia di immigrati e l’altra con un lungo percorso professionale,mai estraneo ai risvolti umani,civici e sociali dell’impegno nella propria comunità.Nel liceo dove la dirigente è fuori sede per uno dei tanti impegni istituzionali (ma è proprio un caso ?) tocca a Donatella fare gli onori di casa alla timida supplente di italiano e creare le condizioni per una sua rapida integrazione nell’attività scolastica.
Donatella ,che sembra essere molto simile a Lorella tranne che per l’età,fa tutto quello che si deve fare per incoraggiare una giovane alle primissime armi a svolgere senza paure e impacci il proprio lavoro.E’ la testimonianza vivente di come si possa essere sideralmente distanti dal pregiudizio che vuole gli insegnanti di matematica rigidi,astratti,tendenzialmente dogmatici e insensibili alle difficoltà degli alunni.A fare le spese di tanta vitalità e di tanto amore per la matematica è proprio l’insegnante di lettere. Molto giovane,attenta,curiosa e decisa a scoprire gli orizzonti conoscitivi che si aprono nel rapporto tra le diverse discipline scolastiche .Bianca è invitata ad assistere alla lezione di un alunno di Donatella,preparata come si deve oggi con computer,lavagna luminosa e slides; sarà così efficace da farle comprendere come ci siano più geometrie e non solo quella euclidea ,che lei non aveva tanto amato alle superiori ,e da spingerla a tentare poi qualche sua ricerca personale.Anche il lettore sprovveduto con Matteo in cattedra fa la conoscenza di Bernhard Riemann e dell’idea che il piano puo’ essere rappresentato da una qualunque superficie sferica e che le rette sono circonferenze massime tracciabili ,cioè linee finite e chiuse...
Nelle classi di Donatella anche gli alunni tengono lezioni per sviluppare un argomento,attentamente studiato; forse perchè colgono meglio l’attenzione dei propri coetanei e vi si adattano conoscendone i meccanismi,come avveniva nella scuola di Barbiana,in qualche modo ricordata nel romanzo. .Per Donatella la matematica più che una disciplina scolastica è un approccio conoscitivo ,problematico,ma efficace ai problemi della vita:da quelli più semplici a quelli più complessi.Il suo insegnamento è un inno al coraggio di osare,di sperimentare e al dovere di verificare e di comprovare ogni affermazione.Non c’ è condiscendenza ,nè baratto sulle mete da raggiungere,perchè a scuola bisogna volare alto ,non arrendersi e per quanto riguarda la matematica non gli esercizi,ma i problemi.Per farlo comprendere meglio,Donatella usa le parole di George Polya :”Risolvere un problema è un’impresa specifica dell’intelligenza umana;avere un problema significa cercare coscientemente un’azione appropriata per ottenere uno scopo chiaramente concepito ,ma non immediatamente ottenibile”.Per insegnare matematica si puo’ usare il racconto e si puo’ ricorrere alla fantasia.Anche una visita virtuale al Castello di Andria torna utile per fare apprendere ad una classe di un istituto industriale concetti matematici come la sezione aurea e la successione di Fibonacci.La scuola che vuole Donatella/Lorella è una scuola in cui solo quelli che non vogliono studiare arrivano a giugno con l’insufficienza;è quella in cui gli alunni non devono vivere con ansia le discipline ,perchè c’è sempre tempo e modo per rimediare;è quella in cui la soddisfazione più grande si prova nel vedere gli alunni migliorare,motivati a imparare;è quella in cui una bocciatura è sempre un fallimento;è quella in cui nessuno deve restare indietro.
Lorella Carimali ci ha messo tutta la sua grande e apprezzata esperienza didattica per farci sapere come sia colorata e vicina noi la matematica e come sia indispensabile nella formazione integrale della personalità degli alunni.Con originale invenzione ci ha voluto fare scoprire la dimensione esistenziale della matematica.”La radice quadrata della vita” è un messaggio positivo rivolto alla scuola e a quanti ne reggono le sorti,perchè si migliorino le metodologie didattiche dell’insegnamento di matematica,perchè non ne sia ridimensionata la presenza nei curricoli scolastici,perchè si faccia di tutto per reclutare insegnanti in grado di farla amare. 
RAIMONDO GIUNTA

lunedì 26 novembre 2018

Recensione del romanzo “Il matrimonio delle bugie” di Kimberly Belle



Siamo sicuri di conoscere a fondo il nostro coniuge, soprattutto se non abbiamo fatto parte del suo passato? Il matrimonio delle bugie (titolo originale The marriage lie), ad opera della scrittrice statunitense Kimberly Belle, racconta di una bella coppia apparentemente felice giunta al settimo anno di matrimonio. Tra loro tutto sembra funzionare alla perfezione, infatti la vita dei protagonisti gravita tra professioni appaganti, una bella casa e la messa in cantiere del primo figlio.

All’improvviso il marito Will scompare in un incidente aereo e la moglie Iris fatica ad accettare che non rivedrà mai più l’uomo che ama, anche perché il suo corpo non viene ritrovato fra i rottami dell’aereo.
Sono tanti i dubbi che attanagliano Iris, a partire dal fatto che Will in partenza per la Florida si trovava invece sulla lista passeggeri di un volo per Seattle, in tutt’altra direzione. Dopo la prima reazione di negazione dell’evento, Iris va coraggiosamente alla ricerca del passato che Will le aveva tenuto tenacemente ben nascosto, andando a scoprire fatti remoti che la sconvolgono.

Dopo avere attraversato forti sentimenti di rabbia a causa di tutte le bugie e omissioni che Will le aveva propinato, Iris giunge alfine all’accettazione degli eventi e riesce a svelare tutta la storia passata di suo marito, finendo persino per mettere in pericolo la propria vita.
Il matrimonio delle bugie è un thriller avvincente e ben scritto, dai diversi colpi di scena, che oltre all’azione offre anche interessanti spunti di ambito psicologico.

lunedì 19 novembre 2018

Un bel romanzo sui difficili rapporti familiari: “Il cielo dopo di noi” di Silvia Zucca



Le nostre radici sono importanti, ma spesso preferiamo fingere di non saperlo e allontanarci da un passato che ci può ferire. Il romanzo Il cielo dopo di noi, ad opera della scrittrice e traduttrice letteraria milanese Silvia Zucca, narra la forza dei legami familiari nei confronti della fragilità della vita.

La protagonista della storia Miranda è una donna scorbutica che da anni non vuole più avere rapporti con la famiglia, né relazioni serie.  Quando suo padre Alberto più che ottantenne scompare all’improvviso, viene contattata dalla giovane sorellastra. Durante la ricerca dell’anziano genitore, rovistando nella soffitta della sua vecchia casa, Miranda ricomincia piano piano a sentirsi parte della famiglia che aveva abbandonato e a comprendere quanto abbia assorbito dalle persone che l’hanno cresciuta.

Per ritrovare il padre scomparso la via da percorrere è andare a ritroso nel suo passato. Miranda scopre così che sua nonna Gemma, ragazza madre, nel 1944 era fuggita da Milano quando la città era stata devastata dai bombardamenti per rifugiarsi in Piemonte a Sant’Egidio dei Gelsi con il figlio Alberto che allora aveva 9 anni. Qui non aveva in realtà trovato la pace perché il paese era invaso dai tedeschi che soggiogavano la popolazione debolmente difesa dai partigiani.

Gemma si era innamorata di un pilota americano ferito trovato nel bosco dall’amichetta di suo figlio Anna, il quale le aveva promesso che sarebbe tornato da lei in Italia il prima possibile.  Le vicende della guerra hanno fatto crescere troppo in fretta il piccolo Alberto e i traumi del passato hanno tracciato solchi così profondi in lui che ancora dopo gli ottant’anni di età ricordare gli risulta assai doloroso.

Così il figlio e la nipote di quella coraggiosa Gemma eroina di guerra per sciogliere i nodi del passato si ritrovano nel paesino di Sant’Egidio, seguendo i segni lasciati dalle genti di quel tempo nel loro cuore e in quello di tutti gli altri discendenti. Qui Miranda non ritrova solo suo padre e le sue radici ma anche l’amore del bel viticoltore Francesco, dotato della indispensabile pazienza per domare una donna così caparbia e introversa.

Il cielo dopo di noi è un romanzo storico narrato a salti temporali alternati in prima e terza persona che sottolinea come le interazioni fra i protagonisti del passato influenzino le azioni di chi vive nel presente. Anche tutti i personaggi apparentemente secondari nella vicenda sono interessanti e indispensabili alla storia.

Tra segreti e silenzi, difficoltà dei rapporti familiari, solitudine e storie d’amore, comprendiamo quanto il presente sia figlio di un passato che va indagato se vogliamo comprendere la nostra natura più profonda.


Francesca Paolillo

lunedì 29 ottobre 2018

Un romanzo per gli amanti della filatelia: “C’era la nebbia a Milano”



Chi ha vissuto a Milano negli anni Sessanta-Settanta sa che a quei tempi una fittissima nebbia avvolgeva la città, per parecchi mesi all’anno. Oggi la situazione è notevolmente migliorata, anche per via dei cambiamenti climatici, ma soprattutto perché non si utilizza più il carbone come combustibile e anche grazie alla diminuzione del consumo di gasolio.

Il romanzo C’era la nebbia a Milano, ad opera dello scrittore nonché regista teatrale e radiofonico Franco Di Leo, ambientato nella città meneghina nel 1966, racconta la storia di un matrimonio come tanti, con un piccolo giallo a fare da contorno.

Fausto Morandi, un uomo che si è sistemato sposando la figlia di un abbiente concessionario di auto, si dedica tranquillamente a relazioni clandestine anche con la sua segretaria, certo che la moglie Ornella sia troppo ingenua per sospettare qualcosa.
Una sera, però, dopo sei tranquilli anni di matrimonio, Fausto rientrando a casa a mezzanotte dopo l’ennesima scappatella non trova più la moglie ad attenderlo. Rovistando nei cassetti scopre che quel giorno lei aveva appuntamento con un filatelista un po’ losco per vendere i francobolli ereditati dal padre.

Dopo avere cercato Ornella  ovunque, ospedali compresi, Fausto si decide a chiedere aiuto ai carabinieri, e intanto trascorrono diverse settimane. Temendo di giorno in giorno sempre più che alla moglie sia successo qualcosa di grave, lui si rivolge ad un investigatore privato, un po’ imbranato ma comunque efficace e scopre che lei non è affatto un’ingenua.

Ad un certo punto il mistero viene dipanato e la storia si trasforma in una guerra tra coniugi senza esclusione di colpi. C’era la nebbia a Milano è un romanzo semplice, adatto ad una lettura poco impegnativa, ma è interessante perché cita gli episodi di cronaca del tempo, consentendo di immergerci per qualche ora nel clima dei favolosi anni Sessanta.

martedì 16 ottobre 2018

L’isola dei silenzi di Emily Bleeker – Recensione



Tante volte, stanchi del logorio della vita moderna, invochiamo un soggiorno su un’isola deserta senza renderci conto che avremmo ben poche probabilità di sopravviverci per un lungo periodo. Il romanzo L’isola dei silenzi, della giovane scrittrice di Chicago ed ex insegnante Emily Bleeker, racconta l’ammaraggio di fortuna di un piccolo aereo privato nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico.

I superstiti dell’incidente sono il pilota del velivolo, la casalinga Lilian Linden accompagnata dall’anziana suocera e l’esperto in pubbliche relazioni Dave Hall.  La sopravvivenza sull’isola deserta, raggiunta dopo qualche giorno di stenti sul canotto di salvataggio,  dura ben due anni e si rivela da subito assai difficile.

L’esperienza sull’isola cambia profondamente l'animo dei protagonisti e rende per loro molto difficile il rientro nelle rispettive vite precedenti, anche per via della morbosa curiosità del pubblico dei media che li spinge a mentire in diverse occasioni.

L’isola dei silenzi, che può essere definito un thriller sentimentale, si legge volentieri grazie alla scrittura scorrevole che racconta alternativamente i punti di vista  dei due protagonisti, con qualche colpo di scena e un finale  a sorpresa.

giovedì 27 settembre 2018

Recensione del toccante romanzo “Non aspettare la notte” di Valentina D’Urbano



Quando si incontra l’anima gemella la si riconosce. Il romanzo Non aspettare la notte ad opera della scrittrice ed illustratrice romana Valentina D’Urbano racconta una storia d’amore in circostanze complicate che portano i protagonisti a compiere scelte assai dolorose e sbagliate.

Nel 1994 Angelica, ventenne romana di buona famiglia, va a trascorrere l’estate nella sontuosa villa del nonno in campagna a Borgo Gallico.  La ragazza è molto chiusa e infelice, profondamente arrabbiata con il mondo intero perché sette anni prima sua madre, affetta da una grave depressione, l’ha portata con sé in una folle corsa in auto per farla morire insieme a lei cadendo da un viadotto. Solo Angelica si è salvata per miracolo ma portando sul corpo e sul viso profonde cicatrici incancellabili che la obbligano a nascondersi dietro a vestiti lunghi e cappelli a falda larga.

A Borgo Gallico Angelica incontra il coetaneo Tommaso, un ragazzo spiantato con gravi problemi di vista a causa di una retinopatia degenerativa. I due ragazzi si riconoscono quasi subito come anime gemelle e vivono una storia d’amore talmente intensa da finire per distruggersi.
Angelica ha talmente sofferto per colpe non sue da pensare di non meritare la felicità, andando così però a far soffrire anche tutti coloro che la amano.

Con un linguaggio semplice e scorrevole Valentina d’Urbano racconta una storia molto triste e toccante ricordandoci che quando si ama davvero si adorano soprattutto i difetti dell’altro e che l’anima gemella esiste e prima o poi la si incontra per forza anche se non lo si vorrebbe.

lunedì 17 settembre 2018

È in vendita da oggi “La radice quadrata della vita” di Lorella Carimali




La matematica è considerata per tradizione una materia capace di terrorizzare gli studenti fin dalle scuole elementari. La professoressa di liceo Lorella Carimali, unica italiana a classificarsi tra i 50 migliori insegnanti al mondo nel contest Global Teacher Prize, cerca da tempo di dare una svolta all’insegnamento di questa disciplina,  e per rendere i suoi concetti più universali ha deciso di esemplificarli tramite un romanzo. 


Secondo Lorella Carimali la matematica, stupenda creazione della mente umana, è una forma di pensiero che insegna a ragionare in modo logico, consentendo di semplificare la complessità del mondo reale attraverso il ragionamento, ed è anche una competenza civica, in quanto gli studenti e le studentesse di oggi sono coloro che contribuiranno a rendere migliore il nostro futuro.

Il romanzo La radice quadrata della vita, ambientato in un liceo milanese dal nome di fantasia, racconta la storia di una supplente ventisettenne di origine iraniana di nome Bianca Hedayat e del suo complesso percorso interiore, in bilico fra il rispetto delle tradizioni paterne e il desiderio di contribuire alla costruzione di una società migliore.
L’incontro con la professoressa prossima al pensionamento Donatella Scarpelli e con il suo modo di approcciare la matematica fornisce a Bianca gli strumenti per dare una svolta non solo alla sua vita ma anche a quella di tutti coloro che le sono vicini.

Il romanzo La radice quadrata della vita ci insegna, utilizzando un linguaggio semplice e chiaro, che con passione, impegno, e allenamento la matematica può aprire mondi inaspettati e accompagnare tutti con serenità attraverso la vita; occorre perciò fornire ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per cercare da sé la soluzione ai problemi quotidiani, andando oltre gli schemi e aprendo la mente all’immaginazione, in modo da realizzare pienamente la propria natura. Educare significa aiutare a crescere, dare un senso all’esistenza di ognuno, dare consapevolezza di quanto si possa imparare dai fallimenti ribaltando le situazioni complesse per concentrarsi sul positivo, come la radice quadrata che ha senso soltanto per i numeri positivi.

La matematica può essere motore del cambiamento di una società che vada oltre gli stereotipi, è una competenza che allenando il pensiero aiuta a operare delle scelte nelle situazioni di tutti i giorni in maniera cosciente e se imparata in condivisione con un gruppo abitua anche a rispettare l’altro, a creare cittadini liberi e consapevoli. La matematica se approcciata in maniera corretta e - perché no? -  gioiosa può essere fatta propria da tutti, bambini e adulti, e aiutare a realizzare anche i sogni di ciascuno di noi.

mercoledì 12 settembre 2018

Recensione del romanzo “La libreria dove tutto è possibile” di Stephanie Butland




I veri amanti della lettura adorano i romanzi ambientati in quelle piccole librerie che ormai, almeno nelle metropoli, stanno a poco a poco scomparendo. Il romanzo La libreria dove tutto è possibile (Lost for words), ad opera della scrittrice e blogger britannica Stephanie Butland, racconta la storia della giovane Loveday Cardew, della sua infanzia  felice stroncata a nove anni dall’assassinio del padre, del successivo affido a due diverse famiglie e della sua solitaria vita da lavoratrice single una volta affrancatasi.

L’incontro a quindici anni nella cittadina di York con il libraio Archie la salva da un iniziale sbandamento adolescenziale e le fa trovare un luogo sicuro dove rifugiarsi, in quanto i libri fin da bambina sono stati per lei un'importante passione e sostegno. Loveday cresce sempre più sola e diventa una donna dura nell’aspetto esteriore, di cui colpiscono soprattutto i tatuaggi e i piercing, chiusa e diffidente,  ma in realtà assai bisognosa di sentirsi compresa e di potersi fidare di qualcuno.

Intorno alla piccola libreria dell’usato in cui lavora Loveday ruotano diversi personaggi, tra cui il bel Nathan, giovane poeta che si mantiene con piccoli spettacoli di magia, capace di aprire con cautela una piccola breccia nel cuore indurito della ragazza. Ad un certo punto nel negozio cominciano ad arrivare misteriosamente pacchi di libri che sembrano essere proprio quelli che si trovavano nella casa paterna di Loveday, essendo stata anche sua madre un'appassionata lettrice.

Per costruirsi un futuro più sereno Loveday si trova a dover affrontare il doloroso passato che aveva cercato di cancellare dalla sua mente per paura di soffrire, ma il suo difficile percorso avrà il merito di portarla almeno verso un lieto fine.



lunedì 30 luglio 2018

Un thriller da leggere sotto l’ombrellone: “13 anni dopo” di Kerry Wilkinson



Soltanto in Italia, sono migliaia le persone che scompaiono nel nulla ogni anno ed è un vero mistero come possano sopravvivere senza soldi né documenti, eppure alcune riappaiono anche dopo molti anni, non senza portare il segno dei traumi subìti.­­­

Il romanzo 13 anni dopo (The girl who came back), ad opera dello scrittore e giornalista sportivo britannico Kerry Wilkinson, narra della sparizione di una bambina di sei anni di nome Olivia Adams che avviene nella piccola cittadina di Stoneridge. I suoi genitori sono giovani e il loro matrimonio non regge al trauma della scomparsa della piccola: il padre diventa un alcolista e la madre si risposa con un uomo violento che non la rispetta.

Trascorsi 13 anni, nella apparentemente tranquilla cittadina arriva inaspettatamente una ragazza che dice di essere proprio Olivia. La madre la riconosce subito, mentre il patrigno appare molto infastidito dalla sua presenza e cerca di indurla ad andarsene. Nel piccolo paese dove tutti si conoscono a poco a poco vengono a galla segreti sempre più raccapriccianti che catturano il lettore, regalando un finale a sorpresa.

Questo thriller leggero ma accattivante narrato in prima persona, dalla scrittura semplice e scorrevole, è la lettura ideale in vacanza, non troppo impegnativa ma decisamente avvincente.

giovedì 12 luglio 2018

Ammirare il Sole e gli altri corpi celesti dall’osservatorio di Lignan in Val d’Aosta è uno spettacolo meraviglioso



L’osservatorio astronomico di Lignan situato tra Saint-Vincent e Aosta, già sede di una stazione meteorologica tuttora funzionante, è stato inaugurato nel 2003 ed è affiancato anche da un planetario. Per visitarlo, una volta giunti al villaggio di Lignan, dopo una breve camminata a piedi lungo il “sentiero dei pianeti”, si raggiunge una magnifica terrazza naturale a ridotto impatto luminoso e con debole tendenza a turbolenze atmosferiche, a 1675 metri di altitudine.

All’esterno dell’edificio, che ricorda la forma di un’astronave, si può osservare dalla terrazza il cielo sia di giorno sia di notte utilizzando potenti telescopi unici al mondo per caratteristiche e variabili, con la possibilità di ammirare in tutta la loro bellezza il Sistema solare, la Via Lattea e le galassie più lontane.  A Lignan il cielo si presenta sereno 250 giorni all’anno, ma se ciò non accadesse e le nuvole ostacolassero la visione diretta con i telescopi si può accedere all’interno dell’edificio per ammirare il Sole in collegamento digitale con la sonda spaziale SOHO. Le visite vanno obbligatoriamente prenotate prevedendo la durata un’ora di giorno e di due ore di notte (in questo caso è consigliabile portarsi una torcia provvista di vetro rosso per illuminare il cammino senza disturbare le osservazioni degli altri utenti).

Affiancato all’osservatorio è a disposizione del pubblico un planetario con cupola esterna da 12 metri di diametro e cupola interna da 10 metri, sulla quale possono essere proiettate immagini della volta stellata grazie alla presenza di 6 elaboratori elettronici sofisticati per effettuare un viaggio virtuale nel Cosmo stando comodamente seduti in poltrona. Un collegamento a fibra ottica con l’osservatorio astronomico adiacente consente di proiettare anche immagini ricevute dai potenti telescopi puntati nello spazio più lontano.

Ogni anno, nel mese di settembre, l’osservatorio organizza un festival dell’astronomia denominato Star party che dal 1991 richiama per tre giorni astrofili e appassionati da tutta Italia, con possibilità di montare liberamente anche i propri telescopi (quest’anno l’evento avrà luogo nei giorni dal 7 al 9). Oltre a proiezioni spettacolari, conferenze ed incontri con i ricercatori, durante il festival vengono organizzati anche un concorso astrofotografico digitale, arrampicate sulla falesia di Lignan, un concerto e un mercatino che espone prodotti enogastronomici valdostani.

giovedì 5 luglio 2018

La storia di una sottrazione internazionale di minore: “Niente è come te” di Sara Rattaro



Quando si ama una persona proveniente da un altro Paese si pensa che i figli che nasceranno da quell’unione saranno fantastici perché prenderanno il meglio di tutti e due, che magari avranno successo nella vita perché parleranno almeno due lingue, e ovviamente non si prendono in considerazione i saggi avvertimenti dei parenti più prossimi che non vedono di buon occhio i matrimoni misti.

Il romanzo Niente è come te  ad opera della scrittrice  e docente universitaria genovese Sara Rattaro racconta il dramma di Francesco, a cui la moglie danese Angelika sottrae l’adorata figlia di cinque anni  Margherita, portandola nel suo Paese senza alcun preavviso.
Mentre il padre cerca disperatamente Margherita mettendo in moto avvocati italiani e tribunali danesi per poterla almeno rivedere,  la bambina cresce con l’avvicendarsi di altri tre uomini nella vita di sua madre e ha come unico punto di riferimento la dolce baby sitter Ingrid.

Margherita arriva a compiere quindici anni e le sembra di non ricordare più nulla di suo padre, ma il destino cambia le carte in tavola quando avviene la morte di Angelika in un incidente d’auto. Francesco corre subito in Danimarca a prendere la figlia e la porta contro la sua volontà in Italia, nella casa che condivide con la sua compagna.

La ragazza che crede di essere stata abbandonata volontariamente dal padre ha seri problemi di bulimia e di autolesionismo e come se non bastasse a scuola diventa oggetto di pesanti atti di bullismo. Francesco percepisce di essere un estraneo per sua figlia e trova come unico modo per attivare un canale di comunicazione con lei il far riaffiorare vecchi ricordi piano piano, portandola nei luoghi frequentati con sua madre.

Questo romanzo commovente che ha meritato il Premio Bancarella 2015 descrive l’amore immenso di un padre per una figlia che aveva creduto perduta per sempre, raccontando una storia vera con l’utilizzo di una scrittura veloce e delicata che vede l’alternarsi  dei punti di vista dei  protagonisti scritti come le pagine di due diari distinti. È la lettura ideale per chi ama i romanzi che fanno scorrere calde lacrime.

martedì 3 luglio 2018

L’UOMO POTRÀ MAI ESSERE IMMORTALE?



La vita media dell’uomo si è allungata parecchio negli ultimi anni, grazie al miglioramento dell’alimentazione e delle condizioni generali di vita ed anche ai notevoli  progressi della medicina e della chirurgia. L’aspettativa di vita alla nascita era di 20 anni nel periodo Paleolitico e di 28 anni all’epoca di Gesù Cristo, mentre oggi la longevità massima è di ben 120 anni. 

I centenari in Italia erano circa 50 ai primi del Novecento e più di 5000 alla fine dello stesso secolo, mentre oggi le persone che superano i 60 anni nel nostro Paese sono il 25% della popolazione: praticamente stiamo guadagnando 3 mesi di vita ogni anno che passa, e secondo gli scienziati siamo molto vicini al traguardo della semi-immortalità, cioè alla possibilità che si arrivi a  vivere anche 1000 anni. 

Fin dai tempi più antichi l’uomo ha aspirato all’immortalità, immaginando gli dei a propria immagine e somiglianza. Gli Egizi conservavano le salme immaginando che un giorno le anime ne avrebbero  ripreso possesso riportandole in vita, concetto non molto diverso dall’ibernazione dove il sangue di una persona appena deceduta viene sostituito con l’anticoagulante glicerolo e la salma viene poi portata alla temperatura di 200 gradi sotto zero,  nel tentativo di mantenerne  intatti i tessuti biologici per qualche centinaio di anni,  sperando che i posteri siano un giorno in grado di riportare in vita l’individuo rendendolo immortale. 

Perché si muore? Oltre alle morti violente,  non si è più vivi quando si perde la funzionalità di un organo vitale e l’organismo si avvia al collasso e alla disgregazione. Per ovviare a ciò si possono utilizzare i trapianti. Si possono sostituire ossa, denti e organi ma il nostro organismo continua comunque ad invecchiare, dunque è all’invecchiamento che dobbiamo opporci o almeno rallentare i processi che lo determinano. 

Esistono poi gli organi artificiali, infatti è possibile produrre in laboratorio porzioni di pelle, sangue, muscoli e tessuto corneale. Nonostante tutti questi progressi non possiamo riuscire ad essere immortali né giovani per sempre, infatti non sono stati ancora rallentati i ritmi dell’invecchiamento biologico, anche se la maggiore cura di sé fa sembrare i vecchi di oggi più in forma di quelli di ieri: si vive più a lungo soltanto perché si vive meglio. 

Siamo sicuri che se riuscissimo ad allungare la vita media molto oltre quella attuale saremmo felici, o invece la noia ci distruggerebbe, e che il mondo potrebbe sopportare il conseguente incremento demografico?


lunedì 25 giugno 2018

La crisi della famiglia: “È tutta vita” di Fabio Volo





Si dice che l’amore è bello finché dura. In effetti quando si è innamorati non si vede l’ora di andare a vivere insieme per condividere la quotidianità, ma se subito dopo arriva un figlio e i sacrifici che l’arrivo di un neonato in casa inevitabilmente comporta diventano pesanti come macigni,  bisogna riuscire a far evolvere il rapporto in una nuova direzione, senza essere troppo nostalgici nei confronti di un passato che non può ritornare.

Il romanzo È tutta vita ad opera dello scrittore, attore e conduttore radiofonico e televisivo Fabio Volo, racconta il colpo di fulmine che ha fatto innamorare perdutamente la bolognese Sofia e il milanese Nicola durante un soggiorno a Roma. La storia d’amore apparentemente perfetta sembra andare a gonfie vele anche quando i due protagonisti decidono di convivere nella città di lui, ma si incrina pesantemente quando lei rimane inaspettatamente incinta.

Un figlio che arriva troppo presto mette a nudo le fragilità di Sofia che non si sente più desiderata come un tempo dal suo uomo e di Nicola che a causa delle notti insonni è stremato sul lavoro e non riesce più a trovare spazio per le uscite con gli amici di sempre. La coppia ad un certo punto si prende una pausa di riflessione per capire e solo così riesce a trovare la svolta.

Con una scrittura genuina e una trama semplice e prevedibile, È tutta vita rispecchia fedelmente i problemi e le crisi che ogni coppia prima o poi deve affrontare quando arriva un figlio, raccontando con dovizia l’evoluzione di una coppia come tante che non vuole rinunciare né allo stare insieme né alla giusta autonomia dell'uno e dell'altra. Per risolvere le crisi ci vuole un serio impegno da ambedue le parti, ma tutto ciò fa parte della normale maturazione degli individui.

mercoledì 23 maggio 2018

Un noir di tutto rispetto: “Nella perfida terra di Dio” di Omar Di Monopoli




Nella perfida terra di Dio è il romanzo meglio congegnato dello scrittore bolognese, naturalizzato salentino, Omar Di Monopoli. Questo noir mediterraneo narra una vicenda gremita di eventi e personaggi, ambientata nel romito borgo pugliese Rocca Bardata.

Il protagonista della storia Tore Della Cucchiara, malvivente sospettato dai compaesani di avere ucciso la giovane moglie Antonia, torna nella sua terra dopo anni di assenza per attuare una vendetta ben congegnata. Rientrando al paese vi trova i suoi due figli Gimmo e Michele allevati in qualche modo dal suocero Nuzzo, pescatore trasformatosi in santone guaritore dopo avere avuto una visione mistica. I bambini, inselvatichiti e cresciuti troppo in fretta, non riconoscono il padre e faticano a rispettarne il ruolo.

Tra i personaggi del romanzo spicca la badessa suor Narcissa, rapace e depravata, che intreccia con Carmine Capumalata, ex socio di malefatte di Tore, un sodalizio che ha a che fare con il traffico di stupefacenti e di rifiuti tossici. Dopo varie vicende rocambolesche e intricate, Tore cerca disperatamente il riscatto per sé e per i suoi figli, ad ogni costo.

Scritto in un inedito linguaggio nel quale il dialetto salentino è miscelato con l’italiano letterario in maniera perfettamente coerente con la narrazione, Nella perfida terra di Dio avvince  grazie al sapiente intreccio di storie parallele alla ricerca della verità in una terra efferata, torbida e sanguinaria, rappresentando  un Salento selvaggio e primitivo, molto lontano da quello più noto turistico e festaiolo, dove la criminalità organizzata ancora scandisce la vita di ognuno.



Francesca Paolillo

mercoledì 25 aprile 2018

Un buon film indipendente: "La terra buona"




Spesso per dare una svolta alla propria vita occorre avere il coraggio di spostarsi lontano dall’ambiente in cui si vive da sempre, imparare a guardare se stessi e il mondo con occhi diversi. Il film La terra buona diretto dal giovane regista e sceneggiatore albese Emanuele Caruso racconta con semplicità l’intreccio di tre storie vere che nella realtà non si sono mai incontrate.

La storia narra del monaco benedettino Sergio de Piccoli (interpretato da Giulio Brogi), noto perché ritiratosi nel suo monastero ha raccolto nel corso della sua vita più di 60.000 libri, che ospita il medico Giuseppe Matroianni (Fabrizio Ferracane) e il suo assistente, ricercati a causa della denuncia della famiglia di un paziente deceduto dopo essersi sottoposto a una cura non approvata dalla medicina ufficiale.

Presto la calma dell’eremo, lontano ben quattro ore di impervio cammino dal paese più vicino, viene sconvolta dall’arrivo di Gea, una ragazza malata di cancro al sistema linfatico senza più speranze per la medicina ufficiale, accompagnata dall’amico disoccupato cinico e scorbutico Martino. Nello spazio del film quasi tutti i personaggi cambiano la loro visione del mondo, a testimoniare che l’ambiente e i nuovi incontri sono determinanti nel farci prendere nuove strade inaspettate.

La storia reale del monaco Sergio de Piccoli, deceduto nel 2014, si è svolta in Valle Maira in provincia di Cuneo, ma il film è stato girato quasi interamente in provincia di Verbania nella Val Grande, il più grande parco wilderness d’Europa.

Uscito in sordina in autodistribuzione perché nessun produttore aveva creduto nel progetto, La terra buona è potuto arrivare nelle sale grazie a una campagna di crowdfunding con 500 sottoscrittori e sta avendo un discreto successo, anche aiutato dalla poetica fotografia del paradiso naturale in cui è stato ambientato. Per chi ama la montagna e crede nelle svolte della vita questo film è sicuramente da vedere.




Francesca Paolillo

venerdì 23 marzo 2018

Una testimonianza toccante sul caso Weinstein: “Brave. Il coraggio di parlare”



Si parla molto delle molestie subìte da giovani attrici da parte di produttori e registi depravati, forti del loro immenso potere nello star system.  A volte ci viene facile commentare: “Lei se la è cercata, salendo nella camera d’albergo di quell’uomo non poteva non sapere a cosa andava incontro”, “Ha fatto carriera grazie al suo corpo, cosa ha da lamentarsi oggi, vent’anni dopo i soprusi?”, oppure “Se non c’è stata penetrazione non si tratta di una vera violenza”.

Nel libro Brave. Il coraggio di parlare (brave significa "coraggiosa") la quarantacinquenne Rose McGowan, attrice, regista e cantante, nota in Italia soprattutto per la sua recitazione nella serie televisiva Streghe,  racconta le sue tragiche esperienze mettendosi totalmente a nudo per invitare  le donne a non sottomettersi alla perversione di maschi depravati e per incitare gli uomini veri a non rendersi complici degli orchi tacendo.

Secondogenita di otto figli, nata a Certaldo in Toscana nella setta pseudoreligiosa Bambini di Dio da genitori statunitensi (il padre era un artista dalla natura violenta e la madre una scrittrice dalla mente instabile), fin da piccola Rose si è dovuta confrontare con la pedofilia, la misoginia e la poligamia.  Fuggita dalla comunità con la sua famiglia all’età di nove anni, vagò dapprima per l’Europa, per trasferirsi in Canada e poi negli Stati Uniti. L’instabilità dei suoi genitori la portò a vivere in strada fin dalla prima adolescenza e a chiedere a un giudice l’emancipazione dalla famiglia a soli quindici anni.

Scoperta per caso da un produttore, Rose debuttò a Hollywood a diciassette anni, ma questo incontro che le era  sembrato un colpo di fortuna da favola presto si trasformò in un incubo. Intrappolata in un mondo gestito esclusivamente da uomini misogini, vista puramente come un oggetto sessuale, entrò presto in crisi e riuscì a sopravvivere solo grazie a  una tecnica di isolamento nello spazio privato della sua mente che aveva architettato già da bambina.

Nel 2017, finalmente forte e sicura di sé grazie a  pesanti terapie, Rose fu tra le prime donne a denunciare pubblicamente le molestie subite dal produttore Harvey Weinstein.
Brave. Il coraggio di parlare è un libro crudo, in cui Rose espone tutto il marcio dello star system rendendo pubblici nomi e cognomi delle persone implicate, sperando che scoperchiare quel vaso possa dare la forza a chi ha subìto per uscire allo scoperto come lei e sentirsi finalmente una donna libera.



Francesca Paolillo

giovedì 25 gennaio 2018

Recensione del romanzo “Limonov” di Emmanuel Carrère


Limonov, pseudonimo dello scrittore e politico russo Eduard Veniaminovich Savenko, è un eclettico personaggio realmente esistito e tuttora vivente. Questo libro rappresenta la biografia romanzata di un uomo a tratti ripugnante, una vera canaglia,  ma anche amico dei più deboli che ha vissuto ben più di una vita, in quanto oltre che scrittore è stato anche soldato nei Balcani,  cameriere di un ricco americano, galeotto, leader di un partito estremista e molto altro.  L’autore del romanzo è lo  scrittore, sceneggiatore  e regista parigino Emmanuel Carrère, anch’egli personaggio presente nella storia, oltre che voce narrante.   

Limonov ha avuto e continua ad avere una vita davvero avventurosa, ai limiti del comportamento etico, eppure sa ispirare simpatia perché a modo suo è anche un eroe. Nato nell’URSS durante la seconda guerra mondiale a Dzerzhinsk, città industriale sul fiume Oka in una famiglia assai modesta, si è trasferito in Ucraina quando era ancora bambino. I genitori gli hanno impartito un’educazione rigida a cui si è presto ribellato, vivendo un’adolescenza di eccessi e teppismo. Sentendo sempre più stretta la vita di provincia, Limonov si trasferisce a Mosca nel 1967 e per caso inizia a frequentare  ambienti letterari  scoprendosi poeta, tanto da riuscire a scrivere e vendere qualche libro.

Nel 1974, deluso dalla politica della madre patria che si intreccia con questa storia durante un doloroso periodo lungo sessant’anni di cui le cronache ci hanno spesso parlato, Limonov vola  a New York pensando di potervi finalmente realizzare la propria natura, convinto di essere un uomo speciale e carismatico.  Finisce invece a fare il correttore di bozze per un modesto giornale in lingua russa  e per un certo periodo vive persino da senzatetto. In questa terra lontana nella quale si sente sempre più incompreso pubblica il suo primo romanzo, iniziando a rimpiangere  la patria in cui teme di non poter rientrare mai più.

Nel 1982 Limonov vola a Parigi dove collabora con diverse testate giornalistiche e sembra avere finalmente trovato un po’ di fortuna, anche se mai diventerà un uomo ricco e probabilmente non intende nemmeno diventarlo.  Torna poi in patria in occasione della caduta dell’URSS nel 1991 e animato da nuove speranze di cambiamento per il suo Paese fonda un giornale e il partito politico Nazional bolscevico, di ispirazione nazista e stalinista. Dopo un periodo trascorso in diverse carceri, torna ad avere notorietà grazie ai suoi libri ma resta sempre fedele al suo turbolento personaggio.

L’autore del romanzo Emmanuel Carrère poco prima di scrivere questo libro è stato inviato a Mosca per scrivere articoli riguardanti l’assassinio della giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja ed è  qui che ha incontrato il tenebroso avventuriero Limonov, che aveva già conosciuto a Parigi negli anni Ottanta. Pur ritenendolo a tratti un personaggio ripugnante, Carrère attratto dal  modo che ha Limonov di vivere ogni esperienza a fondo decide di intervistarlo a lungo e alla fine di scrivere questo romanzo che si è rivelato la sua opera migliore.


Francesca Paolillo