Leggendo i quotidiani non possiamo fare a meno di renderci
conto che in questi anni sta venendo sempre più a mancare il rispetto verso la vita altrui: spesso è sufficiente un
diverbio tra guidatori di veicoli o addirittura il diniego di una sigaretta per
trasformare una persona qualsiasi in assassino, tra l’altro neanche tanto propenso
a pentirsi una volta messo di fronte al suo crimine senza senso.
Irrational man, 44esimo film del contorto ed enigmatico regista newyorkese Woody Allen, tratta del farsi giustizia
da sé, dell’autoconvincimento che compiere un misfatto a fin di bene possa
essere giusto e di come il destino
possa dare ad una vita piatta e senza senso una svolta inaspettata.
La storia si apre con l’arrivo in un college di provincia
del professore di filosofia Abe Lucas
(interpretato da Joaquin Phoenix che
per l’occasione è dovuto ingrassare 15
chili), preceduto dalla sua fama di seduttore. Personaggio depresso in crisi
esistenziale e dedito all’alcool, Abe
affascina facilmente le donne di ogni età facendo leva proprio sul loro istinto
da crocerossine.
Nel college sono soprattutto due le donne attratte dal suo
cinismo e dal suo disinteresse per la vita, ognuna convinta di essere l’unica in
grado di salvarlo dall’autodistruzione: la collega Rita e la studentessa modello Jill.
L’occasione per riscattarsi da un’esistenza ormai in totale
declino viene offerta ad Abe dal caso, quando ascoltando in un bar lo
sfogo disperato di una donna sconosciuta, sul punto di perdere l’affidamento
dei figli a causa di un giudice corrotto, il protagonista della storia ritrova
nuova linfa vitale nell’occasione di eliminare costui dalla faccia della Terra.
L’assassinio, studiato nei minimi particolari, riesce
perfettamente e Abe dopo avere
soppresso la vita del giudice ritrova un rinnovato interesse ed entusiasmo per
la propria. Però Jill, la
studentessa con cui ha intessuto una relazione, viene a conoscenza del suo
crimine e quando un innocente viene accusato del delitto al suo posto lo minaccia di denunciarlo se non si costituirà. Il risultato del
tentativo della ragazza di far comprendere ad Abe la gravità del suo gesto, però, non fa altro che sfociare nella
progettazione di un secondo assassinio.
La storia, dotata di una colonna sonora dal ritmo piacevole,
si snoda quasi completamente nella cornice del campus, in una calma piuttosto piatta
interrotta ogni tanto da qualche battuta spiritosa. La passione di Woody Allen per la filosofia e la
psicanalisi affiora in maniera evidente in questo thriller filosofico che
scherza sul desiderio inconscio di riuscire a commettere il delitto perfetto un
po’ per noia e un po’ per aumentare la propria autostima e che ha il pregio di
far riflettere lo spettatore sul recondito senso della vita.