lunedì 23 gennaio 2017

Una delicata favola per adulti: “La casa dei sette ponti” di Mauro Corona


Ogni tanto le fiabe che hanno popolato i sogni della nostra infanzia riaffiorano prepotentemente alla nostra memoria, anche se un po’ sbiadite. La casa dei sette ponti ad opera dello scrittore, alpinista e scultore ligneo Mauro Corona è una favola per adulti che utilizza lo stratagemma dell’incantesimo per cercare di ricondurci ai valori fondamentali della vita.

Protagonista della storia è un sessantenne industriale della seta che ha vissuto la sua infanzia spensierata in un paesino dell’Appennino tosco-emiliano e a 18 anni, dopo un feroce litigio con i suoi genitori, si è trasferito a Prato dove ha fatto fortuna. Ogni tanto l’uomo ritorna al paese natio, percorrendo con la sua auto lussuosa una valle stretta e tortuosa,  dove i fanciulli con cui giocava da piccolo sono rimasti anche da adulti a condurre una vita semplice e tranquilla.
Nel tragitto l’industriale rimane colpito da una piccola casa semi diroccata con il tetto protetto dalle intemperie per mezzo di teli di plastica multicolori, dai cui comignoli fuoriesce abbondante fumo in tutte le stagioni.

Il protagonista della storia è talmente offuscato dal denaro e dal potere da non rendersi conto di quanto è solo. La magia avviene quando l’uomo, attratto da una forza invisibile, si incammina lungo un percorso  di purificazione attraverso sette ponti sospesi su un abisso da incubo.
Passo dopo passo l’uomo deve affrontare i propri demoni interiori nel vedere riaffiorare ricordi che credeva di avere seppellito per sempre. L’incantesimo gli fa ritrovare la strada perduta, nella nuova consapevolezza che ciò che dà un senso alla nostra vita è la realizzazione non nel lavoro ma nella famiglia e negli affetti.


La casa dei sette ponti è una storia che nella sua indubbia semplicità fa riflettere su quale sia la strada giusta da percorrere per realizzare la nostra vera natura di esseri umani.

venerdì 13 gennaio 2017

Recensione del romanzo “La natura esposta” di Erri De Luca



È comprensibile che un uomo senza famiglia, una volta raggiunta l’età pensionabile, provi il  bisogno di sentirsi ancora utile al prossimo in qualche modo. Il protagonista del romanzo La natura esposta, ad opera del giornalista e scrittore  napoletano Erri De Luca, è un uomo di montagna solitario che ha conosciuto molti mestieri nella vita, tra cui il cercatore di fossili e di minerali e lo scalatore, ma soprattutto che, sapendo lavorare bene con le mani, si diletta a restaurare parti mancanti di statue.

L’uomo abita in una impervia terra di transito e nella bella stagione trascorre le giornate anche ad accompagnare stranieri e profughi clandestini  nell’oltrepassare il confine. Prima del tragitto come guida accetta un compenso in denaro come fanno altri nel paese, ma poi una volta portata a termine la missione preferisce restituire l’intera somma a chi ne ha più bisogno di lui. Questo gesto di generosità giunge presto alle orecchie di qualche giornalista e la non voluta subitanea notorietà del piccolo villaggio  fa sì che gli abitanti del paese isolino il compaesano, costringendolo così all’esilio volontario in una località costiera.

In questo luogo un parroco venuto a conoscenza delle abilità dell’uomo decide di affidargli un compito assai delicato: restaurare una grande statua marmorea dei primi del Novecento che rappresenta Cristo in croce. Come è noto, al termine del Concilio di Trento nel 1563 la Chiesa cattolica stabilì che nell’arte sacra si dovessero coprire tutte le nudità, facendo scempio di opere di valore sublime nel celarle con orrendi drappeggi.

Anche questa statua è stata realizzata nuda e subito dopo la prima esposizione la censura ne ha fatto coprire le parti giudicate sconvenienti con un pannello in pietra. Il parroco, nel recente periodo di nuova apertura della Chiesa voluto per facilitarne l’incontro con i fedeli,  chiede al protagonista della storia di asportare il pannello di copertura della statua e di restaurarne le parti intime  sottostanti, che diventano così la Natura esposta.

Protagonisti del romanzo, oltre ad un uomo non più giovane, schivo e umile ma di grande cuore che lotta costantemente con i suoi dubbi, sono anche la natura dell’uomo e quella della montagna. Inoltre, il Cristo crocifisso di questa storia non può non incutere pietà anche in chi non è credente, nel farci immaginare quel giovane uomo mentre è sottoposto a un atroce supplizio, non solo profondamente dolorante ma anche nudo e tremante per il freddo, colpito pure nell’anima per l’abbandono del padre suo che lo ha sacrificato per la salvezza di altri.

Nel romanzo sono rappresentate tutte e tre le religioni monoteiste: dal vescovo della chiesa cattolica, dall’operaio algerino di fede musulmana e dal rabbino, che coadiuvano ognuno a suo modo il lavoro certosino dell’umile riparatore di statue.
Nel romanzo La natura esposta c’è soprattutto passione ma anche delicatezza e un pizzico di mistero che si rivela a poco a poco spingendo il lettore a leggere il libro tutto di un fiato.