giovedì 26 ottobre 2017

Un thriller piacevole: “L’uomo di neve” con Michael Fassbender


I serial killer sono spesso persone molto intelligenti che mettono a dura prova la capacità dei detective  di incastrarli con prove inconfutabili. Questo accade anche nel thriller L’uomo di neve (titolo originale The snowman), diretto dal regista svedese Tomas Alfredson e prodotto dallo statunitense Martin Scorsese,  tratto liberamente dall’omonimo romanzo di Jo Nesbø e girato con un cast di tutto rispetto.

La storia racconta del ritrovamento a Oslo di cadaveri di donne fatti a pezzi, accanto ai quali compare sempre un pupazzo di neve, quale firma dell'assassino. Le indagini vengono affidate alla bella e giovane recluta Katrine Bratt (interpretata da Rebecca Ferguson), affiancata dal detective Harry Hole (Michael Fassbender), alcolista sul viale del tramonto.

Tra splendidi scenari norvegesi da grande freddo e scene tutto sommato non troppo truculente, la mente acuta di Harry Hole grazie anche ai collegamenti con casi irrisolti accaduti venti anni prima riesce a dipanare la matassa, non senza sofferenza interiore e mettendo seriamente a repentaglio la propria vita. 

In questo film si scava molto nello stato d’animo dei personaggi, tutti intrecciati fra loro in qualche maniera, e si affrontano temi intimistici quali la solitudine, l’abbandono, l’aborto, il suicidio e soprattutto il bisogno di sentirsi utili per risalire la china dopo i fallimenti  della vita. 




Francesca Paolillo

lunedì 16 ottobre 2017

Un’ottima interpretazione di Richard Gere: “L’incredibile vita di Norman”


Esistono persone che dedicano tutta la propria esistenza allo scambio di favori, spesso con l’unico scopo di poter essere invitati nei salotti frequentati da personaggi influenti. L’incredibile vita di Norman (titolo originale Norman: the moderate rise and tragic fall of a New York fixer), diretto dal regista israeliano Joseph Cedar,  si svolge nella trafficata New York, dove  l’uomo di affari di Norman Oppenheimer (Richard Gere) si affanna ogni giorno con l’intento di soddisfare le necessità altrui per ricevere in cambio soprattutto considerazione e ammirazione.

Un giorno Norman riesce ad agganciare il politico israeliano Micha Eshel (interpretato da Lior Ashkenazi) e a regalargli un costoso paio di scarpe, sperando di ricavarne futuri favori. Dopo tre anni effettivamente Micha Eshel diventa primo ministro di Israele e si presenta per Norman l’occasione più grande della sua vita, ma presto il muro di bugie da lui edificato crolla pesantemente e finisce per travolgerlo.

Il misterioso Norman, che nessuno sa nemmeno dove viva, dimostra effettivamente un talento nell’esaudire i desideri di persone influenti per poi creare una catena di favori ma ad un certo punto il gioco gli sfugge di mano. Uomo solo e irrisolto, per sentirsi accettato esagera nel promettere favori a destra e a manca  ed è destinato a cocenti umiliazioni e ad un finale tragico.


Richard Gere, imbruttito in questo film con orecchie  a sventola posticce,  quasi irriconoscibile nell’andatura incerta e trafelata, interpreta benissimo la sofferenza di chi nel favorire gli altri dimentica se stesso, fino ad arrivare a dover interpretare il doloroso ruolo del capro espiatorio. 




Francesca Paolillo

martedì 3 ottobre 2017

Un romanzo breve dall'ironia sottile: “Parola di cadavere” di Andrea Vitali


Andrea Vitali è un medico di Bellano, ridente località affacciata sul lago di Como, che ha saputo fare tesoro dell’attento ascolto di tutto ciò che i suoi pazienti e compaesani gli hanno voluto raccontare nel tempo, non solo in ambulatorio ma anche al bar, per poi scrivere una grande quantità di romanzi ispirati a storie realmente accadute, i quali costituiscono una fonte assai preziosa per tramandare tutti gli aspetti curiosi della vita di provincia.

Parola di cadavere narra di un uomo ingenuo e  introverso di nome Anemio Agrati che per campare trasporta sul battello turisti e compaesani da una sponda all’altra del lago di Como, ma la sua vera bizzarra passione è un’altra: costruire casse da morto. Inquietanti sono anche la bruttissima moglie soprannominata Polifema a causa di un esagerato strabismo e il figlio pallido ed emaciato soprannominato Cadavere.

Il narratore della storia è un compagno di scuola di Cadavere che una volta terminati gli studi va alla ricerca di quel ragazzo pallido e silenzioso e riesce ad  incontrarlo soltanto al cimitero del paese ad ogni ricorrenza dei defunti, senza riuscire ad esaudire del tutto la sua curiosità riguardo a lui e alla sua famiglia.


Parola di cadavere è un romanzo breve delicato e grottesco che racconta con un linguaggio fluido e popolare l’emarginazione subìta da chiunque sia in qualche modo ritenuto dai concittadini un diverso. Questa storia, che non ha nulla di macabro, fa certamente sorridere ma con il suo triste epilogo lascia al lettore anche un certo gusto amaro in bocca.