lunedì 29 giugno 2015

Recensione del romanzo “Per chi suona la campana”


Per chi suona la campana (titolo originale For whom the bell tolls), romanzo pubblicato nel 1940 ad opera dello scrittore e giornalista statunitense Ernest Miller Hemingway, racconta con essenzialità e crudezza un episodio della guerra civile spagnola, vissuta in prima persona dall’autore in veste di corrispondente di guerra tra le fila dell’esercito popolare repubblicano.

Il protagonista Robert Jordan, alter ego dell’autore, è un professore statunitense che nel 1937 sacrifica la propria vita offrendosi come partigiano volontario a sostegno dei repubblicani spagnoli sostenuti dall’URSS nel conflitto contro i fascisti di Francisco Franco aiutati dalla Germania nazista e dall’Italia. La sua missione, ispirata ad alti ideali di libertà e di lotta all’ingiustizia, è di minare un ponte d’acciaio che attraversa una gola tra le colline nella provincia di Segovia in modo da impedire alle linee franchiste di essere raggiunte dai rinforzi.

Robert Jordan, dietro lasciapassare del generale russo Golz, si inoltra tra gli impervi rilievi spagnoli per incontrare due bande di guerriglieri capitanate da duri personaggi di nome El Sordo e Pablo, disposti ad aiutarlo nella pericolosa missione. La storia si svolge in soli quattro giorni, durante i quali il protagonista vive esperienze estreme condividendo le sue giornate con i guerriglieri, mangiando il cibo cucinato dalle loro donne e dormendo in un sacco a pelo all’ingresso della loro caverna. 
Queste giornate sono molto intense per Robert Jordan, che oltretutto si innamora all’istante della bella e fragile Maria, miracolosamente salvata dopo essere stata stuprata dai franchisti.

Presto Robert deve rendersi conto che non c’è molto da  fidarsi di quelle bande scalcagnate ed eterogenee: El Sordo cerca di rubare alcuni cavalli dell’esercito e i franchisti lo uccidono assieme a tutta la sua banda, mentre  Pablo una notte scappa con l’esploditore e i detonatori che dovevano servire a far saltare il ponte, rischiando di inficiare l’importante missione. Il geniale Robert  riesce comunque a distruggere l’imponente struttura in acciaio e alla fine, una volta ferito,  chiede di poter morire da solo.

Robert è un uomo assai coraggioso, dalla forte personalità, e l’autore riesce a renderne mirabilmente i conflitti interiori descrivendone dubbi, sentimenti e pensieri, sottolineando che nessun uomo è indipendente dal resto del mondo e che la guerra è sempre sbagliata, anche nell’eterna lotta fra destra e sinistra.


Per chi suona la campana, romanzo commovente, dramma psicologico ricco di suspense,  descrive personaggi veri, autentici, che si esprimono in un colorato linguaggio popolare. Tra guerra e romanticismo, crudeltà e passione, la morte vi è sempre presente, non temuta in quanto inevitabile: è inutile chiedersi “per chi suona la campana” quando un uomo muore perché prima o poi essa rintoccherà anche per noi.

giovedì 18 giugno 2015

Recensione del film "Youth - La giovinezza"


Youth – La giovinezza, scritto e diretto da Paolo Sorrentino, tratta con poetica delicatezza il tema del tempo che scorre inesorabilmente. Teatro della vicenda è un elegante albergo termale delle Alpi svizzere dove gli ospiti hanno a disposizione anche un moderno centro benessere, nonché piacevoli spettacoli di intrattenimento serale.

Protagonista della storia è l’ottantenne compositore e direttore d’orchestra Fred, interpretato da Michael Caine, in vacanza con la figlia e assistente Leda, interpretata da Rachel Weisz
Fred è un uomo apparentemente apatico e indifferente al mondo esterno, ma in realtà si sa dimostrare un attento osservatore del microcosmo costituito dai bizzarri clienti dell’albergo che lo ospita, tra i quali un palleggiatore sosia di Maradona, una procace Miss Universo, un religioso orientale intento alla levitazione, un attore insoddisfatto, un alpinista sfegatato, una coppia agée e l’amico coetaneo Mick (interpretato da Harvey Keitel), regista che sta lavorando al suo ultimo film-testamento senza riuscire a concluderlo.

Fred non ha le caratteristiche di un nonno, ma di un padre che guarda con curiosità e affetto alla vita confusa della figlia, di un uomo che è ancora capace di apprezzare la bellezza del corpo di una giovane come Miss Universo, però si rammarica di non ricordare ormai più il volto dei suoi genitori. Nel corso della storia l’anziano musicista si rende conto che l’unico modo di restare giovani, almeno nell’animo, è di vivere appieno le proprie emozioni.

Paolo Sorrentino, ormai riconosciuto maestro del cinema  a livello internazionale, con questo film mostra indubbia maturità ed intelligenza nel descrivere con la sua minuziosa sceneggiatura angosce e segreti della terza età, riuscendo anche ad evitare le eccessive stucchevolezze del precedente film da Oscar La grande bellezza.

Youth – La giovinezza, film dal cast stellare,  rappresenta un vero elogio alla leggerezza e, tra battute di indubbio umorismo alternate a momenti di vero dramma, nel confronto fra la giovinezza e la vecchiaia riesce a far emergere la forza della vita in grado di donare all’uomo, dopo un periodo di buia malinconia e disinteresse che può capitare a chiunque, una seconda giovinezza che non ha niente da invidiare all’entusiasmo della gioventù.


giovedì 11 giugno 2015

A proposito di migranti, riprendiamo in mano il romanzo “Furore”


Furore (titolo originale The grapes of wrath, ovvero I grappoli dell’odio) è un romanzo pubblicato dallo scrittore statunitense John Ernst Steinbeck nel 1939, che in Italia venne pesantemente decurtato dalla censura fascista. Solo dal 2013 è finalmente disponibile in libreria in una nuova traduzione integrale.

Ambientato negli Stati Uniti d’America subito dopo la crisi economica e finanziaria del 1929 che ebbe evidenti ripercussioni a livello mondiale nei decenni successivi, non molto diversamente da ciò che sta accadendo oggi, il libro documenta l’esodo di milioni di persone ridotte in miseria che abbandonarono il Midwest per migrare verso la California in cerca di lavoro.

Protagonista della storia è la famiglia Joad dell’Oklahoma, assurta a simbolo di tutti quei  contadini che, non riuscendo a causa di un calo di fertilità della terra a restituire i prestiti concessi dalla banca, vennero espropriati dalle loro fattorie ritenute dai poteri finanziari non più redditizie. Le banche non solo non rinnovarono i crediti, ma spianarono ogni cosa con le trattrici, persino le case ancora abitate.

La storia inizia con il ritorno a casa di Tom , maggiore di sei figli di una famiglia contadina povera ma dignitosa, rilasciato sulla parola dopo avere scontato parte di una pena per omicidio. Costretta a lasciare la casa e la terra in cui viveva da decenni, la famiglia Joad che consta di tre generazioni affronta un viaggio epocale a bordo di un autocarro lungo la interminabile Route 66 attraverso Texas, New Mexico e Arizona, sperando in un futuro decente una volta giunti nella fiorente California.

Purtroppo niente avviene come sperato: i nonni muoiono uno dopo l’altro durante il viaggio massacrante, Tom si macchia di un secondo omicidio e la sorella diciassettenne Rose of Sharon, dopo essere stata abbandonata dal giovane marito, durante il tragitto partorisce un bambino morto.

La California finalmente raggiunta non è come la famiglia Joad si aspettava: nonostante la presenza di fertili terre sterminate anche lì c’è miseria e l’eccesso di richiesta di lavoro porta a ribassare i salari a giornata fino a livelli disumani, rendendo gli uomini schiavi e affamati. Gli abitanti di questo Stato negano qualsiasi diritto civile agli immigrati e li sfruttano all’inverosimile, nonostante siano statunitensi come loro.

Romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni Trenta, Furore è un vero capolavoro che raccontando la trasmigrazione della famiglia Joad  ci fa rivivere la trasformazione di un’intera nazione fondata sui valori della terra e della famiglia.

Vera protagonista della storia è l’ingiustizia che padroneggia quando il denaro e il potere si concentrano nelle mani di pochi detentori senza scrupoli. Raccontando le sofferenze dei più miseri attraverso i loro gesti e sguardi, Steinbeck con questo romanzo si dimostra maestro di realismo e attraverso la sua scrittura asciutta riesce a far rivivere perfettamente il più che giustificato furore dei migranti, finendo per inculcare anche al lettore una certa dose di rabbia.