sabato 30 giugno 2012

Presentazione del romanzo "Leonardo aveva un cuore di pietra" di Francesca Paolillo

Leonardo, avvenente geologo cinquantenne dotato di capacità sensitive, si sveglia una mattina della primavera 1990 con la netta sensazione che  la sua vita stia per cambiare radicalmente.
Abita in un casolare a Quinto Sole, alle porte di Milano, di fianco al podere di una sessantenne vedova senza figli di nome Egle che gli dà volentieri una mano, soprattutto quando lui si assenta per impegni di lavoro.
Leonardo è un uomo egoista e dal cuore di pietra e il narratore ripercorre la sua vita per comprendere cosa lo abbia reso così arido.
Il protagonista della storia nasce a Milano nel 1940, sotto i bombardamenti; la guerra, con i suoi orrori,  gli porta via una bella fetta di ingenuità infantile. A tredici anni Leonardo viene sedotto da una donna adulta. Il diventare uomo così bruscamente fa sì che non impari a rispettare le donne e che non riesca ad innamorarsi mai.
A ventisei anni, iscrittosi al Partito comunista italiano, parte per un viaggio a Mosca agognato da molto tempo ma resta molto deluso dalle condizioni dei cittadini sotto quel regime, così al rientro in Italia straccia la tessera del partito. E’ in questo periodo che il suo cuore comincia  a tramutarsi in pietra.
In seguito, in un periodo contraddistinto dalla noia, si macchia di una violenza sessuale nei confronti di sua cognata, dalla quale nascerà un bambino a cui viene imposto il nome Massimo che tutti, lui compreso, credono figlio legittimo di suo fratello.
Solo vent’anni dopo, nel corso di una seduta spiritica, Leonardo viene a sapere di avere generato un figlio e che il suo dovere è di salvarlo da un  grave pericolo imminente. Lo va  a cercare dapprima nel Mar dei Caraibi e poi nella ridente Val Vigezzo, dove il ragazzo sta cercando la sua migliore amica scomparsa da qualche giorno.
Qui Leonardo vivrà delle fortissime emozioni che cambieranno il corso della sua vita.


giovedì 28 giugno 2012

L'uomo potrà mai essere immortale?

La vita media dell’uomo si è allungata parecchio negli ultimi anni grazie al miglioramento dell’alimentazione e delle condizioni generali di vita ed anche ai notevoli  progressi della medicina e della chirurgia. L’aspettativa di vita alla nascita era di 20 anni nel periodo Paleolitico e di 28 anni all’epoca di Gesù Cristo, mentre oggi la longevità massima è di ben 120 anni. I centenari in Italia erano circa 50 ai primi del Novecento e più di 5000 alla fine dello stesso secolo, mentre oggi le persone che superano i 60 anni nel nostro Paese sono il 25% della popolazione: praticamente stiamo guadagnando 3 mesi di vita ogni anno che passa, e secondo gli scienziati siamo molto vicini al traguardo della semi-immortalità, cioè alla possibilità che si arrivi a  vivere anche 1000 anni. Fin dai tempi più antichi l’uomo ha aspirato all’immortalità, immaginando gli dei a propria immagine e somiglianza. Gli Egizi conservavano le salme immaginando che un giorno le anime ne avrebbero  ripreso possesso riportandole in vita, concetto non molto diverso dall’ibernazione dove il sangue di una persona appena deceduta viene sostituito con l’anticoagulante glicerolo e la salma viene poi portata alla temperatura di 200 gradi sotto zero  nel tentativo di mantenerne  intatti i tessuti biologici per qualche centinaio di anni,  sperando che i posteri siano un giorno in grado di riportare in vita l’individuo rendendolo immortale. Perché si muore? Lasciando da parte le morti violente,  non si è più vivi quando si perde la funzionalità di un organo vitale e l’organismo si avvia al collasso e alla disgregazione. Per ovviare a ciò si utilizzano i trapianti. Si possono senz’altro sostituire ossa, denti, arti, organi, ma nonostante ciò l’organismo continua ad invecchiare, dunque è all’invecchiamento che dobbiamo opporci o almeno rallentare i processi che lo determinano, e comunque i donatori non sono sufficienti per soddisfare tutte le richieste. Esistono poi gli organi artificiali, infatti è possibile produrre in laboratorio porzioni di pelle, sangue, muscoli e tessuto corneale. Nonostante tutti questi progressi non riusciamo ancora ad essere immortali né giovani per sempre. In realtà non sono stati rallentati i ritmi dell’invecchiamento biologico, anche se la maggiore cura di sé fa sembrare i vecchi di oggi più in forma di quelli di ieri: si vive più a lungo soltanto perché si vive meglio. Siamo sicuri che se riuscissimo ad allungare la vita media molto oltre quella attuale saremmo felici, o invece la noia ci distruggerebbe? Il mondo potrebbe supportare l’inevitabile incremento demografico?



martedì 19 giugno 2012

Dal 21 aprile 2012 si può guidare l'auto a 17 anni




In passato non era possibile esercitarsi alla guida per il conseguimento della patente B fino a che non si superava l’esame di teoria con schede a quiz, a meno che si fosse già in possesso di patente A, ma in ogni caso si doveva attendere il compimento dei 18 anni. Da qualche settimana esistono nuove norme al riguardo: è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il regolamento che disciplina la cosiddetta “Guida accompagnata”, secondo il quale i ragazzi già in possesso di patente A valida e non gravata da provvedimenti di revoca o sospensione possono  cominciare ad esercitarsi alla guida di un’auto già a 17 anni purché alla presenza di un accompagnatore di età non superiore a 60 anni che abbia conseguito la patente B da almeno 10 anni. Anche l’accompagnatore deve avere la patente in regola e scevra da provvedimenti di sospensione negli ultimi 5 anni.
L’iter da seguire è però un po’ complesso: l’aspirante automobilista minorenne deve presentare agli uffici della Motorizzazione civile competente per territorio una richiesta per l’autorizzazione alla Guida accompagnata firmata da un genitore. L’ufficio rilascia una ricevuta che consente al minore di iscriversi ad un corso di formazione propedeutico alla guida presso le autoscuole della durata di 10 lezioni individuali, obbligatorio prima dell’inizio delle esercitazioni. Al termine del corso l’autoscuola consegna al minore un attestato di frequenza che va presentato alla Motorizzazione per avere finalmente l’autorizzazione alla Guida accompagnata (vanno designati fino a 3 accompagnatori). Una volta compiuti i 18 anni bisogna comunque richiedere il foglio rosa.
L’auto utilizzata per le esercitazioni deve avere rapporto potenza/peso non superiore a 55kW/t e potenza non superiore a 70 kW, la stessa richiesta per i neopatentati. La vettura deve essere munita sia nella parte anteriore  sia in quella posteriore di  contrassegni con impresse le lettere “GA” di colore nero su fondo giallo (acquistabili nei negozi che vendono accessori per le auto), di dimensioni 30x30 sul posteriore e 12x15 sull’anteriore. I limiti di velocità sono gli stessi a cui devono attenersi  i neopatentati e non si possono trasportare passeggeri. L’autorizzazione può essere revocata in caso di violazioni del Codice della Strada sia con l’auto con cui ci si esercita sia alla guida di una moto.

Il costo delle lezioni di guida presso le autoscuole si aggira sui 25 Euro all’ora.

Francesca Paolillo