lunedì 29 aprile 2013

Recensione del romanzo "La preda" di Irène Némirovsky

Irène Némirovsky , ebrea ucraina morta a soli 39 anni nel campo di concentramento di Auschwitz, è stata perseguitata dai nazisti nonostante si fosse convertita da tempo al cristianesimo. Anche suo marito morì dopo essere stato deportato, mentre le due figlie riuscirono a sfuggire ai loro assassini che per lungo tempo continuarono a braccarle, grazie all’interessamento di alcuni cari amici di Irène, portando sempre con sé durante la fuga una valigia piena di manoscritti e lettere della madre che vennero poi con il tempo quasi tutti pubblicati.
Irène Némirovsky era una donna colta di buona famiglia che parlava correntemente diverse lingue e dopo avere molto viaggiato si stabillì in Francia, affermandosi come scrittrice di grande talento. Il nazismo spense la sua vita, ma non la fiamma che ardeva nei suoi scritti che continuano ad essere pubblicati in tutte le lingue e a diffondersi a livello mondiale.
Nel romanzo “La preda” l’autrice disegna una società molto simile a quella odierna, durante gli anni immediatamente successivi alla grande crisi dei mercati azionari del 1929. Allora come oggi lo scambio di favori tra banchieri e politici aveva reso in tutta Europa la popolazione sempre più povera, i giovani sempre più disoccupati. In questo fosco quadro, nella Parigi degli anni Trenta si muove il protagonista Jean-Luc Daguerne, primogenito di una famiglia un tempo benestante che perde tutto. Orfano di madre in tenera età, il ragazzo cresce conoscendo la triste vita del collegio e della caserma, diventando poi un uomo arido ed insensibile. Bramoso di potere e di denaro, Jean-Luc Daguerne sposa una donna che non ama, calpesta amore e amicizia, diventa portaborse di un potente politico, ma quando sta per arrivare all’apice del successo all’improvviso tutto ciò per cui ha lottato non gli interessa più.
La sua visione della vita cambia nel momento in cui si accorge di essere innamorato di una donna che gli preferisce un altro, ai suoi occhi un miserabile, e il suo unico desiderio diventa quello di accoccolarsi fra le braccia di lei come il bambino che è stato. L’autrice, esprimendosi in una scrittura asciutta ma a tratti anche romantica, descrive efficacemente soprattutto nella gestualità le caratteristiche dei numerosi personaggi e ci regala anche un finale ad effetto.
 

Recensione del romanzo "Regalo di nozze " di Andrea Vitali

Il protagonista di questo romanzo strutturato come un racconto lungo è il ventinovenne impiegato del catasto di Como Andrea Correnti. Durante una cena in una calda serata di agosto con la madre vedova che sta per lasciare perché prossimo alle nozze, il giovane ripercorre con nostalgia il periodo della sua infanzia contraddistinto dalle visite dell’indimenticabile zio Pinuccio, “nato gagà”. Tra i protagonisti della storia c’è anche una quattroruote: la mitica Fiat 600 acquistata con grandi sacrifici dal padre di Andrea Correnti, con la quale la famiglia vent’anni prima si era avventurata in una rocambolesca gita verso il mare della Liguria mai visto prima. Dopo la cena a base di un brodino troppo salato e prosciutto cotto rinsecchito la madre del giovane gli svela con gli occhi lucidi, mostrandogli vecchie fotografie, un segreto inaspettato legato a quella gita.
L’autore Andrea Vitali, medico di Bellano attento ascoltatore delle vicende popolari accadute lungo le rive del lago di Como dagli anni Venti ad oggi, utilizza ancora una volta come sfondo della sua storia le profonde acque del lago sulle sponde del quale si muovono personaggi di innegabile verismo. La storia è scorrevole e fa risentire ai lettori meno giovani che hanno vissuto pienamente i favolosi anni Sessanta l’odore del sapone di Marsiglia quando ci si lavava solo al sabato, dell’arrosto e del gabaret di paste alla domenica, del salotto buono dove i bambini non potevano entrare, del condominio dove ci si fermava tutti volentieri a chiacchierare.
 

venerdì 19 aprile 2013

“Tutti sbalorditi eccetto il morto - Le infelici cronache dei quotidiani dell’800” a cura di Alessandro Arseni

 
 




Alessandro Arseni, attento studioso di Storia delle comunicazioni postali, da più di vent’anni sfoglia con pazienza  per la sua attività di filatelista i quotidiani e i periodici italiani pubblicati nel XIX secolo, viaggiando di biblioteca in biblioteca.  Nel corso di questo lavoro certosino, è incappato anche in parecchi articoli che nulla avevano a che vedere con la storia postale ma che ben rappresentavano la società italiana durante il Risorgimento; attirato dallo spirito spesso tragicomico di queste cronache,  le ha suddivise per argomento e ne ha scelte duecento per riprodurle e divulgarle in un libro dal titolo esplicativo: “Tutti sbalorditi eccetto il morto – Le infelici cronache dei quotidiani dell’800”.

L’Ottocento è stato apportatore di enormi cambiamenti nel nostro Paese, quando la cacciata dello straniero usurpatore e la nascita del Regno d’Italia hanno avuto l’effetto di riunire in un unico Stato individui dotati di una coscienza politica nazionale, ma spinti da ideali assai diversi tra loro: repubblicani, socialisti, monarchici, liberali, laici, clericali, eccetera.

Come eravamo allora? La maggior parte della popolazione viveva in stato di analfabetismo  e povertà, la radio non esisteva ancora e la rete dei trasporti lasciava molto a desiderare, quindi comunicare con chi si trovava lontano era difficoltoso.  Proprio il desiderio frenetico di comunicazione e libertà conseguente allo spirito nazionale che si andava delineando in quei decenni  fece nascere i primi giornali artigianali, a gestione spesso familiare, stampati per mezzo di macchine mosse a mano. Le tirature si presentavano limitate, ma anche i potenziali lettori erano in numero esiguo; la vendita veniva attuata per abbonamento o in strada, utilizzando gli strilloni per attirare la curiosità dei passanti.
 
Nelle quattro pagine di cui erano costituiti i quotidiani dell’800 la satira di costume locale tendeva a prevalere sull’informazione, ma vi erano presenti anche articoli che riportavano la cronaca degli altri paesi europei e degli Stati Uniti d’America. Nel libro “Tutti sbalorditi eccetto il morto” Alessandro Arseni ha trascritto articoli che, utilizzando il linguaggio letterario dell’epoca, hanno registrato piccoli e grandi fatti, lasciandoci intuire che, anche se il mondo è assai cambiato da quel tempo, gli individui di oggi vivono le stesse follie, crudeltà, disgrazie e passioni di quelli di allora.

Gli articoli raccolti nel libro sono a volte tragici, a volte esilaranti, come nel caso del bue che scappando dal macello si rifugia al terzo piano di una casa di malaffare, ed anche assai fantasiosi, come nel caso dei combattimenti contro mostri marini e della suora che avrebbe rinnovato completamente la dentatura cinque volte nel corso della sua vita. Il lettore, tra storie di cani salvatori, eroismi di vario genere, bambini divorati da belve, truffe, adulteri, omicidi, esecuzioni, evasioni spettacolari, invenzioni improbabili, processi, cannibalismo, sepolti vivi e segni dell’esistenza di abitanti sulla Luna, comprenderà perfettamente quali fossero gli ideali che animavano l’umanità di allora e non mancherà di trovarvi anche un po’ di se stesso.

 

Francesca Paolillo

domenica 14 aprile 2013

Tre camere a Manhattan, intenso romanzo di George Simenon

Georges Simenon è un prolifico scrittore belga nato all’inizio del Novecento, famoso per avere ideato il personaggio del commissario Jules Maigret. In realtà questo autore si è dedicato solo in parte alla stesura di libri "gialli", producendo dei veri capolavori anche nei generi di appendice e psicologico.
Attento osservatore dei tipi umani più squallidi, in questa storia Georges Simenon rivela il suo animo più profondamente romantico, ma non a caso: durante la stesura dell’opera nel 1946 aveva infatti intessuto una relazione molto appassionata con la sua segretaria che poi divenne la sua seconda, ma non ultima, moglie.
Il romanzo narra di un attore francese quarantasettenne (François Combe) che si è trasferito da due mesi a New York dopo essere stato lasciato dalla moglie per un uomo più giovane, il quale incontra una trentaduenne viennese divorziata (Catherine Miller) in cerca di un qualsiasi uomo che possa colmare la sua solitudine.
Nonostante fossero vicini di casa nel Greenwich Village, il loro incontro avviene del tutto casualmente in un bar di Washington Square.
Quasi tutta la trama del romanzo si svolge di notte, in una New York costantemente grigia, sporca e piovosa, in uno stile asciutto e analitico. Le tinte sono fosche e la solitudine sia dei due protagonisti sia delle figure minori che ruotano loro attorno appare assai pesante, ma l’autore riesce in questa storia costituita quasi esclusivamente da lunghi dialoghi a descrivere perfettamente il modo in cui un uomo e una donna iniziano a conoscersi e poco dopo a riconoscersi. Tra gelosia, paura dell’abbandono prima e dell’amore vero poi, tra numerose bottiglie di whisky bevute e sigarette fumate, i due personaggi alla fine si innamorano sul serio offrendoci, pur con qualche colpo di scena, un lieto fine.
 

Come curare la cistite con metodi naturali

La cistite è l’infiammazione acuta o cronica della vescica urinaria e si manifesta con bisogno frequente di urinare, minzione bruciante, sensazione di incompleto svuotamento della vescica, dolore al basso ventre ed emissione di urine torbide con tracce di sangue, a volte accompagnata da febbre. Tutti possiamo essere colpiti da questo disturbo, anche da bambini, ma nel 65 per cento dei casi ad esserne affette sono le donne, in quanto la via di risalita degli agenti patogeni dalla zona urogenitale è costituita dall’uretra, canale che nell’uomo si presenta tre volte più lungo che nella donna.
In una persona sana il sistema immunitario è in grado di decimare i batteri provenienti dall’intestino che tendono ad aggredire le mucose della vescica per aderire alle sue pareti, ma molteplici fattori possono intervenire per indebolire le nostre difese. I fattori di rischio più frequenti sono principalmente la predisposizione genetica, il diabete, i colpi di freddo, la stitichezza, l’uso di indumenti attillati e l’eccessivo lavaggio delle zone genitali esterne. Nella donna predisponente è anche la menopausa, nell’uomo le patologie della prostata.
La prima volta che crediamo di essere affetti da cistite dobbiamo rivolgerci al medico di base che ci prescriverà una urinocoltura con antibiogramma per stabilire quale sia il tipo di antibiotico più efficace per stroncare l’infezione. Oltre all’antibiotico occorre assumere un antispastico per ridurre la contrazione della mucosa vescicale e bere molta acqua per tenere pulito l’uretere. Se la cistite diventa recidivante l’uso continuato di antibiotici può far insorgere altre patologie tipo la candida indebolendo sempre più le nostre difese immunitarie. In questo caso la natura ci viene in soccorso con alcuni rimedi di comprovata efficacia.
È noto da tempo che i frutti di cranberry o mirtillo rosso inibiscono l’adesione dei microrganismi patogeni alla mucosa della vescica e modificano la composizione chimica dell’urina rendendola inospitale ai batteri tipo escherichia coli. Questo rimedio si trova sotto forma di integratore alimentare e non va assunto contemporaneamente al Warfarin (anticoagulante).
Il karkadè estratto dai fiori di ibisco compie invece un’azione antiossidante, diuretica e antisettica riuscendo a combattere efficacemente oltre ai batteri anche la candida. È consigliabile berlo sotto forma di tisana per tre volte al dì, evitando di assumerlo in gravidanza e allattamento.
Per finire, l’astragalo noto per le sue proprietà immunitarie è sicuramente efficace anche per prevenire cistiti recidivanti. Si assumono 350 gr dell’estratto secco della sua radice per 3 volte al dì.

Recensione del film "Lincoln" di Steven Spielberg

Un grande uomo spesso deve sacrificare ciò che ama se vuole gettare basi importanti per il bene delle generazioni future. Abraham Lincoln è stato il sedicesimo presidente degli Stati Uniti, il primo appartenente al Partito Repubblicano, e fu suo malgrado essenziale protagonista della guerra civile che dal 1861 al 1865vide gli Stati Uniti d’America combattere la Guerra di Secessione contro gli undici Stati Confederati d’America dediti allo schiavismo.
Questo film racconta gli ultimi quattro mesi di vita del Presidente, non solo in quanto fautore di importanti cambiamenti nella mentalità degli americani, ma anche come marito e padre in un’epoca in cui i giovani cadevano al fronte numerosi come mosche. Abraham Lincoln voleva fortemente porre fine ad una guerra sanguinosa, riunire il Paese intero e abrogare la schiavitù dei neri costretti a lavorare nei campi di cotone degli stati meridionali, ma sembrava impossibile che potesse ottenere a breve contemporaneamente tutte queste cose.
Lavorando di astuzia il Presidente grazie anche alla sua innegabile arte oratoria ottenne tutto ciò per cui aveva vissuto, ma perse i suoi beni più preziosi, tra cui la vita: un sera, mentre si trovava a teatro a Washington senza guardia del corpo, è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa ad opera di un attore della Virginia che simpatizzava per i Sudisti secessionisti ed è spirato dopo qualche ora di coma.
Recensione Del Film 'lincoln' Di Steven Spielberg
Indubbiamente il Presidente Lincoln ha avviato con la sua tenacia e i suoi sacrifici un percorso di cambiamento inevitabile per il futuro della sua nazione, riuscendo ad accentrare maggiormente il potere del Governo Federale a discapito dell’autonomia dei singoli Stati. Anche se affrancati dalla schiavitù, dopo la sua morte gli afro-americani hanno dovuto sopportare ancora un secolo di pregiudizi e intolleranza, ma hanno potuto sentirsi sempre più parte integrante degli Stati Uniti d’America.
L’attore protagonista di questa riuscitissima pellicola girata da Steven Spielberg, Daniel Day-Lewis, è stato candidato a ragione al premio Oscar, in quanto si è calato perfettamente nei panni di Abraham Lincoln riuscendo a comunicare allo spettatore le emozioni più profonde di questo personaggio storico che come nessun altro ha reso gli Stati Uniti d’America una vera nazione, nel senso di comunità i cui individui condividono fortemente lingua, origine, storia e ideali nella mente e nel cuore, dando luogo ad una vera coscienza comune.