giovedì 25 gennaio 2018

Recensione del romanzo “Limonov” di Emmanuel Carrère


Limonov, pseudonimo dello scrittore e politico russo Eduard Veniaminovich Savenko, è un eclettico personaggio realmente esistito e tuttora vivente. Questo libro rappresenta la biografia romanzata di un uomo a tratti ripugnante, una vera canaglia,  ma anche amico dei più deboli che ha vissuto ben più di una vita, in quanto oltre che scrittore è stato anche soldato nei Balcani,  cameriere di un ricco americano, galeotto, leader di un partito estremista e molto altro.  L’autore del romanzo è lo  scrittore, sceneggiatore  e regista parigino Emmanuel Carrère, anch’egli personaggio presente nella storia, oltre che voce narrante.   

Limonov ha avuto e continua ad avere una vita davvero avventurosa, ai limiti del comportamento etico, eppure sa ispirare simpatia perché a modo suo è anche un eroe. Nato nell’URSS durante la seconda guerra mondiale a Dzerzhinsk, città industriale sul fiume Oka in una famiglia assai modesta, si è trasferito in Ucraina quando era ancora bambino. I genitori gli hanno impartito un’educazione rigida a cui si è presto ribellato, vivendo un’adolescenza di eccessi e teppismo. Sentendo sempre più stretta la vita di provincia, Limonov si trasferisce a Mosca nel 1967 e per caso inizia a frequentare  ambienti letterari  scoprendosi poeta, tanto da riuscire a scrivere e vendere qualche libro.

Nel 1974, deluso dalla politica della madre patria che si intreccia con questa storia durante un doloroso periodo lungo sessant’anni di cui le cronache ci hanno spesso parlato, Limonov vola  a New York pensando di potervi finalmente realizzare la propria natura, convinto di essere un uomo speciale e carismatico.  Finisce invece a fare il correttore di bozze per un modesto giornale in lingua russa  e per un certo periodo vive persino da senzatetto. In questa terra lontana nella quale si sente sempre più incompreso pubblica il suo primo romanzo, iniziando a rimpiangere  la patria in cui teme di non poter rientrare mai più.

Nel 1982 Limonov vola a Parigi dove collabora con diverse testate giornalistiche e sembra avere finalmente trovato un po’ di fortuna, anche se mai diventerà un uomo ricco e probabilmente non intende nemmeno diventarlo.  Torna poi in patria in occasione della caduta dell’URSS nel 1991 e animato da nuove speranze di cambiamento per il suo Paese fonda un giornale e il partito politico Nazional bolscevico, di ispirazione nazista e stalinista. Dopo un periodo trascorso in diverse carceri, torna ad avere notorietà grazie ai suoi libri ma resta sempre fedele al suo turbolento personaggio.

L’autore del romanzo Emmanuel Carrère poco prima di scrivere questo libro è stato inviato a Mosca per scrivere articoli riguardanti l’assassinio della giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja ed è  qui che ha incontrato il tenebroso avventuriero Limonov, che aveva già conosciuto a Parigi negli anni Ottanta. Pur ritenendolo a tratti un personaggio ripugnante, Carrère attratto dal  modo che ha Limonov di vivere ogni esperienza a fondo decide di intervistarlo a lungo e alla fine di scrivere questo romanzo che si è rivelato la sua opera migliore.


Francesca Paolillo