giovedì 1 giugno 2017

Recensione del romanzo “Il bordo vertiginoso delle cose” di Gianrico Carofiglio


Capita a molti, alle soglie della mezza età, di comprendere l’inutilità del vivere immersi in tediose giornate sempre uguali l’una all’altra. A volte basta poco, una telefonata o un incontro inaspettati, per rituffarci nel passato riassaporando gli stimoli e le emozioni tipiche dell’adolescenza. Il  bordo vertiginoso delle cose ad opera dello scrittore, ex magistrato e parlamentare Gianrico Carofiglio narra del ghost writer quarantottenne divorziato in piena crisi personale e professionale Enrico Vallesi, trasferitosi da Bari a Firenze quasi trent’anni prima.

La trama prende avvio da una notizia di cronaca nera letta da Enrico Vallesi su un quotidiano mentre sta facendo colazione al bar, che riguarda la recente morte violenta di un suo compagno di liceo noto come attivista di sinistra. D’istinto il protagonista della storia si reimmerge nel suo passato, prepara velocemente una valigia e salta sul primo treno per Bari. Il romanzo narra con la tecnica del flashback la sua adolescenza, in realtà non particolarmente felice, di ragazzo poco aperto al mondo esterno, dedito soprattutto a strimpellare la sua chitarra e a redigere brevi testi utilizzando una vecchia macchina per scrivere, ma comunque ricca di forti emozioni.

Come per tutti gli adolescenti, la  vita di Enrico Vallesi ruota attorno al liceo frequentato, con le occupazioni della scuola tipiche degli anni Settanta, la lotta politica a volte sfociante in atti di sconsiderata violenza, la droga e naturalmente l’amore. A Bari lui ritrova prima di tutto il fratello con cui ha sempre avuto poca confidenza che non vedeva da anni e con cui inaspettatamente si accorge di avere molta familiarità.

Tra le lunghe passeggiate per la città vecchia immerso nei ricordi Enrico Vallesi rivede anche  la sua migliore amica dei vecchi tempi e la giovane supplente di filosofia Celeste, bellissima e molto apprezzata dagli alunni grazie al suo metodo di insegnamento assolutamente innovativo, di cui era perdutamente innamorato.

Le riflessioni sul passato rivisto con gli occhi di un adulto permettono al protagonista della storia di perdonare e riscoprire se stesso. Il bordo vertiginoso delle cose è il limite di separazione  tra una vita tranquilla ma priva di stimoli e un’esistenza fondata sul coraggio di mettersi in gioco per guadagnarsi il futuro: spesso vale la pena di affrontare le proprie paure per vedere finalmente realizzata la propria natura.

Gianrico Carofiglio con questo romanzo dalla scrittura semplice e scorrevole ci fa sperare in una possibilità di riscatto per ottenere la quale è però necessario esporsi in prima persona e saltare oltre l’ostacolo dell’autocommiserazione.