lunedì 23 settembre 2013

Come organizzare un viaggio indimenticabile in Islanda



Se volete visitare l’Islanda,  isola primordiale caratterizzata da vulcani, geyser, ghiacciai, profonde spaccature nel terreno, deserti freddi e molto altro, dovete prevedere almeno dieci giorni di soggiorno, preferibilmente nel mese di luglio quando le temperature massime oscillano tra i nove e i sedici gradi. Nel periodo estivo collegamenti aerei da Bologna, Milano e Orio al Serio (BG) hanno frequenza trisettimanale, con durata del volo di circa quattro ore. Per l’ingresso nel Paese è sufficiente la carta di identità valida per l’espatrio.
La valuta locale è la corona islandese, impossibile da reperire nelle banche italiane. Consiglio comunque di non cambiare molti soldi al momento dell’arrivo in Islanda, perché laggiù si può pagare qualsiasi merce utilizzando la carta di credito senza aggiunta di commissioni, anche una sola bibita.
La strada principale che percorre la terra dei vulcani è la Statale N. 1 Hringvegurinn, definita anche Ring road, in quanto si snoda lungo tutta la circonferenza dell’isola. Poiché per la maggior parte le strade non sono asfaltate, conviene affittare un fuoristrada prenotandolo dall’Italia, ma evitando le maggiori compagnie europee che richiedono tariffe molto alte: optando per una locale si risparmia più del 50%. Tutte le auto a noleggio sono provviste di navigatore satellitare, ma prima di partire è meglio procurarsi una carta stradale e una guida aggiornata che comprenda anche preziosi consigli su vitto e alloggio, come ad esempio quella del Touring Club.
Gli unici alberghi di un certo livello sono quelli che con il marchio della linea aerea Icelandair; nelle città in cui non sono presenti  è meglio affidarsi a guest house e bed&breakfast, nei quali l’ospitalità è molto apprezzabile, prevedendo però di doversi adattare al bagno in comune con altri ospiti.
In nostro viaggio in Islanda può cominciare con l’atterraggio nell’aeroporto di Keflavik, a 40 chilometri da Reykjavík. La capitale islandese è una città moderna e vivace che si può visitare in un paio d’ore. Piacevole è la passeggiata nella piazza Austurvöllur al centro della quale spicca la statua di Jón Sigurdhsson, padre dell’indipendenza nazionale. Notevoli, nell’istituto universitario Árnadaghur i preziosissimi manoscritti medioevali tra cui le pagine del Konungsbók eddukvaeda (o Codex regius dell’antica Edda,) del XIII secolo, la più completa fonte di informazioni sugli dei pagani e sugli eroi del mondo germanico.
Iniziando il giro dell’isola in senso antiorario, la prima deviazione dalla Ring road porta a Geysir, zona collinare dove si possono ammirare geyser di tutte le dimensioni che scaturiscono dal terreno giallognolo ad intervalli costanti con grande forza emettendo sordi rumori e gorgoglii, oltre a piccoli getti di vapore e vasche di acqua bollente odorosa di zolfo. Proseguendo per la stessa strada, dopo dieci chilometri si può contemplare percorrendo soltanto dieci minuti a piedi la splendida cascata di Gulfoss, con un  salto di 50 metri.
Dopo essere ritornati sulla Ring road si devia sulla pista accessibile soltanto ai fuoristrada, attraversata da numerosi torrenti da guadare, che si inoltra per 24 chilometri nella valle di Thórsmörk, la quale offre splendidi panorami rallegrati da cascate sovrastate da enormi masse glaciali.
Si prosegue attraversando la scura area desertica del Mӯrdalssandur originata dai detriti vulcanici e glaciali del vulvano Katla, quindi ci si inoltra nella pista che conduce alle sorgenti calde di origine geotermica Landmannalaugar, nelle quali si può anche fare il bagno. Chi è attrezzato con scarponi da montagna e tende può inoltrarsi tra le prospicienti montagne multicolori di riolite per un’esperienza indimenticabile a contatto con la natura.
Successivamente, di bell’impatto è la traversata in fuoristrada del deserto di Skeidharársandur, distesa sabbiosa lunga 34 chilometri dove nidificano gli uccelli stercorari dai quali occorre guardarsi perché sono molto aggressivi. Successivamente si incontra il piccolo lago Fjallsárlón, al piede di un ghiacciaio da cui si staccano piccoli iceberg screziati di azzurro.
Entrando dal parco nazionale di Skaftafell  chi è attrezzato con scarponi da montagna può effettuare l’escursione di tre ore a piedi verso il ghiacciaio Kviárjökull  e quindi provare il divertente giro su slitta trainata da cani groenlandesi.
Proseguendo lungo la Ring road, si incontra  lo spettacolare lago Jökulsárlón, popolato da iceberg multicolori galleggianti, navigabile. Bella anche la spiaggia vicina su cui si trovano adagiati numerosi iceberg staccatisi dai ghiacciai circostanti.
Il successivo tratto costiero, lungo 300 chilometri, offre meravigliosi panorami sui massicci montuosi con ghiaioni scuri, rossi e ocra, lagune costiere, fiordi, pascoli verdissimi, piccoli porti incantevoli e fitti boschi.
Giunti oltre la metà del nostro percorso, attraversiamo il deserto Geitasandur di cenere e pomice scintillante. In questa zona percorrendo brevi tratti a piedi si possono incontrare imponenti renne.
Se ve la sentite di viaggiare lungo una pista sterrata piuttosto impegnativa lunga 100 chilometri potete arrampicarvi sul vulcano Askja, altrimenti proseguite verso l’impressionante cascata Dettifoss che supera in un unico salto un dislivello di 40 metri.
Si prosegue quindi verso la riserva naturale del lago Mӯvatn popolata da numerosi uccelli e pesci, dal paesaggio ancestrale con profonde spaccature nella roccia nelle quali si può anche fare il bagno. Nella zona sono presenti  numerosi fenomeni geotermici con solfatare e fumarole.
Molto pittoresca e interessante per lo shopping è la cittadina di Húsavík da cui partono i velieri per  l’emozionante avvistamento di balene ed altri cetacei.
Successivamente si incontra la cascata Godhafoss, caratterizzata da un notevole volume d’acqua. Da qui ci si può inoltrare nella pista lunga 80 chilometri che porta alla solfatara Hveravellir con potenti getti di vapore e vasche d’acqua solfurea in una delle quali è possibile fare il bagno.
A Hvammstangi se siete muniti di binocolo potete ammirare numerose foche che si riposano sugli scogli vicino alla riva.
La successiva  deviazione  porta al campo di lava Hallmundarhraun, quindi si prosegue per Thingvellir, il più antico dei parchi islandesi nonché patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Resterete a bocca aperta ammirando il colossale sistema di fratture lungo oltre 7 chilometri causato da violenti terremoti, percorribile a piedi. Questo sito riveste enorme importanza naturalistica, geologica e storica.
Prima di riprendere l’aereo per tornare in Italia fermatevi a Grindavík e fate il bagno nella Laguna blu o Blá Lókonidh, stabilimento termale all’aperto dalle acque intensamente azzurre, nel quale potrete rilassarvi assai piacevolmente.



Francesca Paolillo

martedì 17 settembre 2013

Andiamo al cinema a vedere “Il mondo di Arthur Newman” interpretato da Colin Firth



Capita a molti di noi, una volta giunti alla mezza età, di provare la netta sensazione, voltandosi indietro, di non avere realizzato nella propria vita nulla che possa lasciare il segno e di non essere riusciti a far affiorare appieno la propria personalità, collezionando un fallimento dietro l’altro sia sul lavoro sia nella vita affettiva.

Il bravo e prolifico attore inglese Colin Firth nel film "Il mondo di Arthur Newman" interpreta Wallace Avery, timido e insignificante impiegato della FedEx che ha alle spalle un sofferto divorzio e un figlio adolescente con il quale non riesce a comunicare. Quando l’avvilimento dovuto a quella esistenza mediocre sta per giungere al culmine, il protagonista della storia un giorno decide che è giunto il momento di reagire e di lasciare che finalmente la sua vera natura venga a galla, rendendosi conto che l’unico modo per liberarsi con un colpo di spugna di tutti i suoi insuccessi sia di inscenare la propria morte.

Il trucco gli riesce e  grazie alla possibilità di procurarsi un passaporto falso intestato ad Arthur Newman comincia una nuova vita trasformandosi nel campione di golf che aveva sempre desiderato di essere. Durante il viaggio in decappottabile verso Terre Haute in Indiana, Arthur Newman si imbatte in una donna un po' sbandata molto più giovane di lui (Michaela Fitzgerald, interpretata dall’attrice inglese Emily Blunt),  triste e tormentata dark lady.

Il film prende la piega di un road movie senza meta,  lungo strade semideserte inframmezzate da squallidi motel. I protagonisti scoprono quasi subito di avere ambedue un passato da eliminare e molte bugie di cui rendere conto; alla ricerca delle proprie identità, per reinventarsi  seguono coppie innamorate incontrate per caso lungo la strada e quando non sono visti invadono le loro abitazioni, vestendone gli abiti e facendo l’amore nei loro letti.

Il regista pubblicitario newyorkese Dante Ariola, alle prese per la prima volta con un lungometraggio, riesce a produrre una pellicola raffinata, optando però per un finale forse un po’ troppo prevedibile.




Francesca Paolillo