sabato 3 dicembre 2016

“L’imperfetta meraviglia” di Andrea De Carlo


Quando due anime gemelle si incontrano per la prima volta, scatta tra loro una sorta di riconoscimento e l’attrazione reciproca diventa una connessione di tipo magnetico. Nel libro L’imperfetta meraviglia, diciannovesimo romanzo di Andrea De Carlo, sullo sfondo della romantica Provenza autunnale la giovane gelataia italiana Milena Migliari  incontra la rockstar inglese di mezza età Nick Cruickshank e tra loro si instaura subito una speciale sintonia.

Milena non è una gelataia qualsiasi, ma un’artista che con l’estro di un’alchimista miscela sapori genuini e inusuali, impegnandosi in prove su prove alla ricerca del gusto perfetto. Delusa dall’egoismo e dalla prevaricazione del genere maschile, la giovane donna ha una relazione con la stabile e forte Viviane, ma presto si ritrova a dover affrontare le stesse problematiche delle coppie eterosessuali, tra cui l’ardente desiderio dell’altra di avere un bambino.

Nick ha cinque figli sparsi per il mondo e sta per sposarsi per la terza volta, ma sta vivendo una fase di crisi esistenziale che lo porta a continui litigi e desideri di fuga.

Milena e Nick si trovano più volte nello stesso luogo allo stesso istante, e ogni volta si accorgono di specchiarsi l’uno nell’altro. Più razionale lei, più istintivo lui, ma simili nel profondo, sanno riconoscersi reciprocamente senza bisogno di tante parole. 

L’imperfetta meraviglia, il cui autore è anche musicista, ha il ritmo del rock e la leggerezza della commedia, andando a toccare argomenti molto discussi attualmente quali la fecondazione assistita, la paura del terrorismo e la diffidenza verso l’altro rappresentata dai passanti assai dubbiosi nel vedersi offrire un gelato gratuito.


Nel romanzo, L’imperfetta meraviglia si riferisce alla piacevole ma effimera scioglievolezza di un buon gelato riferibile al bello della vita che cambia e si modifica. L’uomo moderno ha la capacità di essere spesso la fonte della propria infelicità, nel voler assecondare i desideri delle persone care andando contro la propria natura e nel tenere fede al proprio personaggio. A un certo punto, dopo tanti bivi non presi, occorre una scossa che ci aiuti a riprenderci in mano il nostro destino, affinché  possiamo esprimere finalmente ciò per cui siamo stati creati. 

sabato 12 novembre 2016

Uno strabiliante romanzo di esordio: “Dove il tempo non era mai stato” di Hugo Christensen


Qualunque superpotenza, se venisse informata dell’esistenza di una sostanza capace di produrre infinita energia a costo zero, ingaggerebbe una vera e propria corsa all’oro pur di impossessarsene per prima. Su questo tema ruota il romanzo di genere fantascienza Dove il tempo non era mai stato, nel quale i protagonisti sono più di uno e neanche tutti appartenenti al genere umano: si tratta di due coraggiosi eroi capaci di sacrificare tutto ciò che possiedono per il bene della patria, il cosmonauta Brad Callagher e il capitano di vascello Yuri Ivanov, e di due potenti creature aliene che si contrappongono l’una all’altra per determinare il destino dell’umanità .

La storia si apre con una formidabile tempesta che si abbatte nella zona delle Isole Azzorre fuori stagione, avvistata dalla Stazione Spaziale Internazionale dove il comandante di turno Brad Callagher si trova a capo di un gruppo di cosmonauti tra cui la affascinante astrofisica Iryna. Nel bel mezzo della tempesta si vanno a trovare due imbarcazioni a vela che stanno tenendo una regata da Gibilterra verso le Isole Azzorre, una delle quali è capitanata dall’esperto istruttore Malcom Ranieri.

Un flashback ci porta indietro nel tempo, nel campo di sterminio di Treblinka, dove il Reichführer Heinrich Luitpold Himmler, capo delle SS, viene avvicinato da un deportato, l’ingegnere polacco Wielgus, il quale asserisce di essere a  conoscenza dell’esistenza di una sostanza rinchiusa in una teca metallica sul fondale dell’oceano Atlantico, che prelevando energia dallo spazio avrebbe la capacità di catalizzare il procedimento di fusione di due nuclei atomici e di produrre illimitati quantitativi di energia, inoltre saprebbe mantenere inalterati nel corso del tempo persone e animali che vi entrassero in contatto, alla guisa di un elisir di eterna giovinezza.

Il regime nazista, nell’evidenza dell’esaurimento delle scorte petrolifere a causa dei bombardamenti nemici ai depositi di carburante e alle raffinerie, decide di intraprendere l’avventura di recupero della sostanza prodigiosa per mezzo di un sommergibile. L’U- Boot nazista, dopo avere localizzato la sostanza nel 1944,  affonda però con tutto il suo equipaggio, inabissandosi con  il giornale di bordo contenente le coordinate utili per recuperarla.

Qualche anno dopo, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, a causa della scarsità di uranio presente sul proprio territorio, decide anch’essa di tentare di impossessarsi della sostanza per l’approvvigionamento di energia. Un sommergibile parte alla volta dell’oceano Atlantico laddove si era precedentemente inabissato l’U-Boot nazista, al comando del capitano di vascello Yuri Ivanov, con a bordo 30 marinai e il commissario politico del regime di Stalin, Boris Kozlov. Contemporaneamente anche gli americani inviano un battello di ricognizione nella stessa zona.

Il sommergibile nazista inabissato viene localizzato dagli equipaggi di ambedue le superpotenze ma è l’URSS a impossessarsi per prima del suo prezioso giornale di bordo e a raggiungere la misteriosa sostanza. I subacquei russi rinvengono così una struttura metallica a forma di disco, somigliante ad un’ostrica, incardinato alla roccia del fondale. All’interno si trova una grossa gemma color ambra, galleggiante in un plasma dalla luminescenza di colore verde smeraldo. Una forza misteriosa respinge chi si avvicina alla sostanza a causa delle sue proprietà magnetiche, ma l’equipaggio capitanato da Yuri Ivanov riesce ugualmente a impossessarsi di un frammento di essa e a caricarlo sul sommergibile per portarlo in patria. Questa operazione causa una serie di inspiegabili fenomeni.

La narrazione torna ai giorni nostri. Mentre una tempesta solare investe la Terra, la Stazione Spaziale Internazionale avvista un concentrato di radiazioni che emettono a brevissimi intervalli di tempo  lunghezze d’onda di ogni tipo. L’accumulo ruota su se stesso a velocità prossime a quella della luce e il suo nucleo radiante compare ora in un punto ora in un altro della nostra galassia senza che i suoi spostamenti  soggiacciano alle leggi del tempo.

Il comando supremo della NATO ordina quindi di inviare un messaggio all’oggetto non identificato, che sembra un Essere pensante. Non ricevendo risposta, si pensa di neutralizzarlo prima che si avvicini alla Terra. Viene così deciso di inviare una bomba nucleare non proprio sull’oggetto ma a distanza ravvicinata da esso, in segno di avvertimento. Si tratta di un ordigno dall’energia 20.000 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima, con un raggio di azione di 300 km, denominato Bomba Zar.

Mentre nel mare delle Azzorre la temperatura arriva inspiegabilmente a superare i 30 gradi, il sottomarino sovietico rientrato in patria chiede alle autorità il permesso di entrare a Murmansk. Il capitano Yuri  Ivanov era stato dato per disperso alla fine degli anni Quaranta insieme al suo equipaggio ed è incredibile  la sua ricomparsa dopo 60 anni, quando non esistono più da tempo né Stalin né l’URSS. Tutti i marinai dimostrano ancora trenta anni, in quanto il contatto con la sostanza misteriosa trasportata nel sommergibile ha  provocato nei loro organismi una sorta di  blocco temporale.

Mentre la ricomparsa del sommergibile alla guisa di un fantasma mette in imbarazzo la odierna Federazione Russa, l’esplosione della bomba Zar  con la sua emissione di elettroni ad alta energia forma intorno alla Terra fasce di radiazioni che distruggono gli apparati elettronici dei satelliti, bloccano l’energia elettrica su gran parte dell’emisfero boreale e perturbano le comunicazioni radio. Le sue onde d’urto danneggiano severamente la Stazione Spaziale Internazionale e il cosmonauta Brad Callagher è costretto ad abbandonarla assieme ad Iryna.

L’oggetto non identificato, raggiunto solo di striscio dalle radiazioni, subisce un forte rialzo della temperatura ma riesce presto a rimettersi  in sesto e a continuare ad avvicinarsi alla Terra per raggiungere il suo obiettivo. L’altra creatura che si trova ancora sul fondo dell’oceano Atlantico ne percepisce l’avvicinamento sulla verticale delle Isole Azzorre e fuoriesce dalla formazione rocciosa in cui si trovava da tempo immemorabile.  

Intanto il sommergibile dell’URSS non avendo trovato accoglienza da parte della Federazione Russa va a rifugiarsi nel fiordo norvegese di Rana, dove il capitano Yuri Ivanov tanti anni addietro, durante una vacanza da giovane tenente, aveva incontrato l’unico amore della sua vita Eva, e qui la storia arriva a concludersi in un finale davvero commovente.


“L’universo continua a riservarci sorprese, non lo conosceremo mai abbastanza” scrive l’autore di Dove il tempo non era mai stato, Hugo Christensen, nella riflessione sull’esistenza di spostamenti che non soggiacciono alle leggi del tempo. In questo romanzo, nel quale i sentimenti dei protagonisti possono essere percepiti dal lettore con rara intensità, si trovano l’avventura, il coraggio di eroi dal grande valore morale e la sfrontatezza di certi uomini nell’affrontare creature dalla potenza incommensurabile, ma anche un dettagliato e rigoroso approfondimento di importanti temi scientifici che rendono questa opera davvero completa.





Il libro è in vendita presso l'editore LoGisma oppure online al seguente link: http://www.mondadoristore.it/Dove-tempo-non-era-mai-stato-Hugo-Christensen/eai978889753074/

martedì 8 novembre 2016

Ogni donna che abbia a che fare con un uomo violento dovrebbe vedere il film “La ragazza del treno”


Sono purtroppo molte le donne che per amore di un uomo violento annullano la propria personalità, fino a convincersi  di essere le assolute colpevoli della deriva del loro rapporto malato. Il film La ragazza del treno (The girl on the train), diretto dal regista e attore statunitense Tate Taylor, narra la storia della giovane Rachel Watson, magistralmente interpretata da Emily Blunt, che dopo essere stata ripetutamente tradita e vilipesa dal marito Tom e per di più incapace di avere figli, diventa preda del vizio dell’alcool. Più lei ama il marito, più lui la disprezza, fino a buttarla fuori di casa per poi generare una figlia con un’altra donna.

Ospite da un’amica, Rachel  incapace di reagire all’immenso dolore per l’abbandono dell’uomo che ama perde il lavoro, ma continua a  fingere di essere una pendolare e ogni mattina si reca in treno a New York portandosi appresso una bottiglia di vodka.
Durante il tragitto ferroviario Rachel osserva le ville lussuose sul fiume Hudson dove lei stessa prima conduceva una vita agiata, alla ricerca di una coppia perfetta in cui immedesimarsi.  Sola, senza amici perché l’ex marito le ha fatto terra bruciata intorno e sempre più preda dell’alcool che le toglie anche la capacità di interagire con il prossimo,  la donna arriva a toccare il fondo della sua autodistruzione.

Assorta nell’osservare dal finestrino del treno dei pendolari la vita altrui, Rachel viene colpita soprattutto da una bionda mozzafiato di nome Megan e un po’ per volta si immedesima nella sua vita perfetta di moglie benestante con un marito che la adora. Un giorno però la protagonista della storia vede dal solito treno Megan sulla  terrazza della propria villa abbracciata ad un uomo che non è il marito. Questa immagine inaspettata frantuma il suo sogno di amore perfetto e le fa riaffiorare la rabbia per tutto ciò che ha perduto, fino alla totale perdita  dell’autocontrollo.

Proprio quel giorno la bella Megan scompare e inizia il giallo vero e proprio. Rachel è sicuramente una voyeur e viene pure accusata di stalkerismo dalla nuova compagna dell’ex marito, anche lei bionda e avvenente, ma può essere addirittura un’assassina?

In bilico tra i vuoti di memoria dovuti sia all’alcool sia ai traumi subiti e il desiderio di riprendersi in mano la propria vita, la mente di Rachel finalmente non più del tutto soggiogata pian piano fa affiorare la verità sull’uomo spregevole che aveva sposato, rendendola anche parte attiva nella risoluzione del giallo.

Questo thriller psicologico  si trova in bilico tra realtà e menzogna, mostrandoci che  niente è come sembra per tenerci con il fiato sospeso  fino a che si viene a scoprire la verità sulla scomparsa di Megan, con un epilogo violento ma indispensabile.


domenica 16 ottobre 2016

Un romanzo che piace alle donne ma non solo: "L'amore molesto" di Elena Ferrante


Il rapporto madre-figlia, certamente assai complesso, è stato più volte sviscerato nei romanzi in tutte le sue sfaccettature. L’amore molesto è la storia raccontata in prima persona da Delia, una donna sulla quarantina, a partire dal funerale della madre Amalia, morta annegata a 63 anni. La protagonista del romanzo è nata a Napoli in un quartiere popolare e da molti anni si è trasferita a Bologna, nel tentativo di erigere barriere insormontabili fra lei e sua madre. 

Tornare nella città di origine a causa del lutto che l’ha colpita, entrare nella casa abitata fino a pochi giorni prima da Amalia ed indossare i suoi abiti, ritrovare tutti i luoghi e i personaggi frequentati da bambina, fa riaffiorare quell’amore molesto nei confronti della madre che Delia per tanti anni aveva soppresso. La donna al suo ritorno a Napoli ritrova un amico di infanzia e ha con lui uno squallido rapporto sessuale, rivede uno zio, il padre violento e altri personaggi dalla forte carica emotiva.

La storia può essere definita un Thriller domestico, in quanto Delia nel cercare di comprendere  per quale motivo Amalia, donna affascinante e allegra che amava la vita, si sia uccisa, cerca di vestire i panni dell’investigatore. Tra inseguimenti, incontri inaspettati e telefonate anonime, Delia scopre nuovi aspetti della personalità sua e di sua madre, donna dalla femminilità accentuata che attraeva gli uomini più o meno inconsapevolmente. 

La  protagonista della storia scopre di assomigliare alla madre più di quanto pensasse e un po’ per volta trova anche la chiave dolorosa della sua sessualità repressa. Cercando di fare ordine nella sua mente fra bugie, memorie distorte per evitare di soffrire troppo, sospesa tra sogno e realtà, sullo sfondo di una Napoli dura e spietata, Delia dipana la matassa facendo riaffiorare episodi dolorosi dell’infanzia tenuti troppo a lungo celati e riuscendo al fine pure a riscattare la figura della madre.

Il romanzo, apprezzato anche all’estero,  non eccelle nello stile letterario, ma è capace di catturare il lettore grazie alla capacità di mantenere la tensione con un ritmo serrato. Si è piazzato  vincitore al Premio Procida - Isola di Arturo – Elsa Morante e al premio Oplonti d’argento.

Il romanzo L’amore molesto edito nel 1992, da cui è stato realizzato l’omonimo film diretto da Mario Martone, è la prima prova letteraria della misteriosa scrittrice che si cela dietro allo pseudonimo Elena Ferrante.

giovedì 6 ottobre 2016

Quando avete 4 giorni di ferie andate a visitare la Sicilia nord-orientale da Catania a Messina


Situata nel cuore del Mediterraneo, la Sicilia con la sua ottima cucina, i paesaggi spettacolari ed il clima gradevole,  è la meta ideale per un week end lungo in qualunque periodo dell’anno.

La visita della sua parte nord-orientale, per chi vi giunge in aereo,  può cominciare dall’aeroporto di Catania, situato a soli 5 km dal centro della città. A due passi dal terminal si può noleggiare un’auto che consenta maggiore libertà negli spostamenti rispetto al treno.

Catania può essere visitata in mezza giornata. Città dallo stile settecentesco, ricostruita dopo il devastante terremoto del 1693, presenta una bella e ampia piazza del Duomo nella quale spicca la celebre fontana dell’Elefante. All’interno della cattedrale è interessante la ricca cappella di S.Agata, posta nell’abside di destra. Possente è il Castello Ursino con fossato e imponenti torri, edificato nel 1239 e pesantemente restaurato nel 1934. Meritevole di visita è anche la monumentale Via dei Crociferi, lungo la quale si può fare una gradevole passeggiata in leggera salita volgendo lo sguardo tra  chiese barocche e palazzi settecenteschi.

Lasciata Catania, si può proseguire verso Aci Castello, il cui maniero è stato edificato nel 1076. Merita una sosta Aci Trezza, nella quale fu ambientato il celebre romanzo  I Malavoglia di Giovanni Verga, davanti alla quale emergono dal mare le stupende Isole dei Ciclopi, scogli basaltici che secondo la leggenda furono scagliati da Polifemo contro Ulisse mentre fuggiva. Stabilimenti balneari attrezzati consentono di rilassarsi qualche ora in questa località davanti ad un  panorama stupendo.

Incontriamo poi Taormina, bella e antichissima città arroccata su una rupe scoscesa. Notevole è il teatro greco costruito nel III secolo a.C. e poi trasformato nel II secolo d.C. in anfiteatro per i combattimenti dei gladiatori, da cui la vista può spaziare fino alla Calabria e al vulcano Etna. L’ideale sarebbe programmare la visita alla città in concomitanza con l’allestimento di uno spettacolo serale nell’antica struttura, da prenotarsi prima della partenza. A Taormina si trova anche la Naumachia, costituita da una grande cisterna di epoca romana per la raccolta di acque sorgive destinate all’approvvigionamento idrico della città. Passeggiando per il Corso Umberto I, dopo lo shopping nei bei negozi del centro, si può ammirare il panorama da piazza IX Aprile.

Per recarsi sulla cima dell’Etna, il più alto vulcano d’Europa,  si passa per Zafferana Etnea e si prosegue in auto fino al Rifugio Sapienza. Si può poi salire con una funivia fino alla quota di 2600 metri (portarsi indumenti pesanti anche in estate). Da qui con camion cingolati si arriva fino  a quota 2900 metri ed è possibile passeggiare accompagnati da una guida nell’area intorno ai crateri per un’oretta, ammirare la lava incandescente e osservare il panorama che nelle giornate più terse può spaziare fino all’Isola di Malta. La visita guidata ai crateri è compresa nel prezzo della funivia.

Tornando sul lungomare, da Giardini-Naxos, ridente località balneare dalle ampie spiagge, per raggiungere le Gole dell’Alcantara ci si dirige verso Francavilla di Sicilia. Arrivati all’ingresso del parco si può scendere nella gola fino al fiume tramite un ascensore oppure a piedi. Un altro bel sentiero consente di costeggiare la gola dall’alto per scattare fotografie. Mozzafiato sono le scoscese pareti di basalto colonnare stratificato e contorto. Se volete pranzare all’interno del parco, sappiate che nel self service vi viene prodotta una gustosa pizza.

Un piccolo paese medievale meritevole di visita in zona è Castelmola, situato su una  poderosa rupe calcarea, raggiungibile percorrendo una contorta strada panoramica.
Anche Forza d’Agrò è una bella località arroccata e panoramica dalle caratteristiche medievali. Nei pressi, merita una visita anche Casalvecchio Siculo con la sua meravigliosa chiesa normanna dei SS Pietro e Paolo, rimaneggiata nel 1172.

Proseguendo lungo la costa nord-orientale ci si può fermare per un gradevole bagno nel mare fino ad ottobre inoltrato: in tutte  le  località  che  si  incontrano le spiagge libere sono ampie e si trova anche qualche stabilimento attrezzato. Portarsi scarpette di gomma perché il fondale è ciottoloso.

La meta del nostro viaggio è la moderna Messina, totalmente ricostruita dopo il devastante terremoto del 1908. Interessanti il Duomo, la fontana di Orione, il campanile con orologio meccanico i cui personaggi ogni quindici minuti diventano animati e la chiesa della SS. Annunziata dei Catalani. Nel  piccolo museo regionale alla periferia della città sono accolte notevoli opere di Antonello da Messina e Caravaggio.

mercoledì 14 settembre 2016

Anche a Mantova si può camminare sulle acque di un lago


Dopo il colossale successo dell’installazione The floating piers che ha permesso a un milione e mezzo di visitatori di camminare per 16 giorni sulle acque dell’incantevole Lago d’Iseo, ora il comune di Mantova è in grado di offrire un’esperienza analoga. L’Italia, Paese di origine di fantasiosi inventori, non è nuova a questo tipo di installazioni, infatti già nel 18° secolo un signore di Genova fece approntare a tempo di record una piattaforma galleggiante su cui celebrare il suo fastoso matrimonio.

La città di Mantova, quest’anno Capitale Italiana della Cultura, è circondata da tre piccoli laghi. La nuova opera fluttuante, ideata dall’architetto di nazionalità inglese naturalizzato italiano Joseph Grima,  è stata installata nel Lago Inferiore di fronte al meraviglioso Castello di San Giorgio e denominata Arcipelago di Ocno (mitologico fondatore nonché primo re di questo abitato). Alla realizzazione dell’opera, approntata in soli 12 giorni e costata al comune di Mantova 183.000 euro, hanno partecipato anche alcuni detenuti del carcere cittadino.

Si tratta di sette isole di forma circolare in materiale ecosostenibile tangenti l’una all’altra, galleggianti ma ancorate al fondo tramite pesi, raggiungibili solo tramite imbarcazione da prenotarsi previo pagamento di 5 euro, telefonando al numero: 0376299208.

I moduli galleggianti dell’Arcipelago di Ocno, inaugurati l’11 settembre 2016 in concomitanza con il Festival della Letteratura di Mantova, sono distanti dalla riva 55 metri, hanno diametro variabile da 4 a 20 metri l’uno e sono rivestiti di legno impermeabile. Consentono di osservare la città da una angolazione che la fa apparire ancora più magica di come la conosciamo, dando l’impressione ai visitatori di trovarsi su giganteschi fiori di loto fluttuanti nell’acqua.

L’installazione, resa assolutamente sicura dalla presenza di ringhiere di contorno, resterà aperta al pubblico per piacevoli passeggiate a filo d’acqua da giovedì a domenica, dall’alba al tramonto, fino alla fine di ottobre. Dopo tale data resterà di proprietà del Comune di Mantova che intende utilizzarla come palcoscenico per suggestivi spettacoli, visibili soltanto dalla riva.


domenica 19 giugno 2016

Camminare sull’acqua del lago d’Iseo





Piace molto al pubblico l’opera d’arte su grande scala, immersa nel pittoresco paesaggio del lago d’Iseo, denominata “The floating piers” (Il molo galleggiante ) ad opera di Christo Vladimirov Yavachev. L’artista, nato in Bulgaria ma naturalizzato statunitense, ha realizzato in tutto il mondo con la collaborazione della moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon, deceduta nel 2009, grandiose opere effimere che modificano in maniera provvisoria  monumenti, edifici e paesaggi per essere dopo breve tempo distrutte.

L’installazione di questa opera sul lago d’Iseo che appartiene al genere della landart è costituita da una passerella galleggiante in polietilene ad alta densità fasciata da 100.000 metri di  tessuto di colore giallo brilllante che parte dall’abitato di Sulzano per congiungersi con le isole di San Paolo e Monte Isola, percorribile nei due sensi. The floating piers, largo 16 metri, si snoda per 3 chilometri sull’acqua e per  1,5 chilometri lungo le strade pedonali degli abitati di Sulzano e Sensole.  È vietato percorrere la passerella indossando scarpe con il tacco o per mezzo di biciclette, roller e skateboard, ma  è consentito il transito a passeggini e carrozzelle per disabili. Si consiglia di passeggiarvi  a piedi scalzi per meglio percepire l’emozione di camminare sulle acque del pittoresco lago.

La passerella è aperta al pubblico nel periodo dal 18 giugno al 3 luglio 2016 con ingresso gratuito 24 ore su 24, non prenotabile. In questo periodo  l’abitato di Sulzano non sarà raggiungibile né in auto né in moto né in bicicletta, ma soltanto con treno o bus navetta in partenza dai paesi limitrofi provvisti di parcheggi. Si consiglia pertanto di parcheggiare l’auto a Sarnico o Iseo, dopo avere prenotato online parcheggio e passaggio sul battello,  e di sbarcare su Monte Isola  a Sensole, dove si trova uno degli accessi alla passerella.

Una volta terminata l’esposizione dell’opera effimera, realizzata totalmente a spese dell’autore Christo, tutto sarà rimosso e riciclato e il paesaggio tornerà esattamente come era prima.




Francesca Paolillo


giovedì 5 maggio 2016

Un’ottima interpretazione di Matthew McConaughey: “La foresta dei sogni”



È già difficile giungere alla decisione di suicidarsi e stabilire in quale modo attuare tale gesto è davvero problematico, ma oggi anche i motori di ricerca del computer possono aiutare nella scelta. Esiste in Giappone una foresta denominata Aokigahara nella quale decine di persone all’anno si inoltrano con l’unico scopo di suicidarsi, per lo più utilizzando l’impiccagione o l’overdose di farmaci.

Nel film La foresta dei sogni (The sea of trees) diretto da Gus Van Sant, il professore di fisica Arthur Brennan (interpretato dal talentuoso attore statunitense Matthew McConaughey) vede interrompere la sua tranquilla esistenza piccolo-borghese a causa di  un grave lutto. Disperato e ormai incapace di amare la vita, il professore dopo una ricerca al computer decide di acquistare un biglietto di sola andata per il Giappone portandosi dietro soltanto una busta e un flacone di pillole.

La foresta dei sogni  giapponese è più vasta e intricata del previsto, ma Arthur vi si inoltra ugualmente, pensando di non avere alternative. Nel momento in cui si accinge ad ingoiare le pillole per porre fine alla sua esistenza, però, il protagonista della storia viene distolto dal suo intento a causa della presenza a due passi da lui di un altro essere disperato: il giapponese Takumi Nakamura (interpretato da Ken Watanabe) intenzionato a tagliarsi le vene per un disonore in ambito lavorativo.

Forse l’intento di togliersi la vita non era abbastanza forte in ambedue gli uomini: Arthur decide di soprassedere dal tentativo di suicidio per aiutare il disorientato e ferito Takumi a ritrovare l’uscita dalla foresta, ma il destino ostacola il rientro dei due uomini nelle loro esistenze e fa vivere loro in quell’ambiente oscuro esperienze di vero dolore e disperazione. Arthur durante l’impervio cammino in questo  luogo misterioso e spirituale comprende che è stato il senso di colpa a portarlo fino al desiderio di autodistruzione e la condivisione di questa avventura con Takumi gli fa ritrovare alfine la voglia di vivere e di amare.

Questo film intimistico e spirituale non è magistrale, tra eccessi di flashback e piccole incongruenze della storia, ma è in grado di stimolare lo spettatore a meditare sulla deriva dell’uomo quando si sente abbandonato a se stesso e su come ognuno di noi affronti il dolore in maniera differente a seconda di quanto sia in grado di affrontare i propri spettri interiori.

In questa foresta-purgatorio, luogo misterioso abitato da spiriti, tra immagini di cadaveri, scheletri, messaggi di addio, diari e fotografie dei defunti, dove niente è come sembra, qualcuno riesce a portare fino in fondo il proprio progetto suicidario, ma qualcun altro immergendosi nella fitta cortina di alberi riesce a scavare dentro se stesso e a trovare quella luce che aveva perduto, desiderando nuovamente la vita con tutti i suoi affanni, in una sorta di rinascita.

mercoledì 30 marzo 2016

Recensione del romanzo ”L’amore, quando tutto è perduto” di Isabelle Autissier


Capita a tutti, prima o poi, di percepire la routine quotidiana come una gabbia che tarpa le ali della libertà e di desiderare una nuova vita lontano dagli agi cittadini, ma di certo l’ambiente ideale per immergersi in una piacevole avventura non dovrebbe essere una gelida e deserta isola dell’Antartico.

I protagonisti di L’amore, quando tutto è perduto,  finalista al Premio Goncourt, sono i trentenni  Ludovic e Louise, una felice coppia parigina a cui sembra non mancare nulla. Desiderosi di assaporare la vera libertà, i due ragazzi decidono di trascorrere un anno sabbatico  in giro per il mondo viaggiando su una piccola barca a vela. Dopo avere toccato diverse mete più o meno turistiche, Ludovic e Louise decidono di tentare un’escursione fuori rotta sull’isola deserta di Stromness, circondata da un mare gelido disseminato di iceberg,  nell’Oceano Atlantico vicino al Polo Sud.

Il destino in agguato dietro l’angolo, mentre Ludovic e Louise a causa dell’arrivo di una tempesta si rifugiano in una base baleniera abbandonata da anni, fa sparire la barca  dei due malcapitati lasciando loro  soltanto uno zaino contenente un piccolo kit di sopravvivenza.

Il soggiorno dei due ragazzi a stretto contatto con una natura ostile e selvaggia dura otto interminabili mesi durante i quali  per nutrirsi essi si vedono costretti a  uccidere i miti pinguini a randellate e a cercare di catturare qualche otaria o qualche topo. Ludovic e Louise vivono di veri stenti fino al punto che il loro amore nonostante fosse immenso svanisce e ognuno inizia a pensare soltanto a sopravvivere, rasentando in alcuni momenti anche la pazzia. La natura brutale dell’isola inospitale fa tornare a galla gli istinti più primitivi della coppia e alla fine della cruda esperienza sopravvivrà solo uno dei due.


L’autrice del romanzo  Isabelle Autissier, velista parigina di fama mondiale e Presidente del WWF Francia, narra una vicenda estrema scevra di romanticismo in cui la conquista dell’avventura ha un prezzo assai salato, mettendo le anime dei protagonisti  completamente a nudo e facendo riflettere il lettore sulle relazioni umane messe alla prova in situazioni in cui in gioco è la  cruda sopravvivenza. 

domenica 24 gennaio 2016

Recensione del film “Revenant – Redivivo”


Il film Revenant – Redivivo, diretto dal regista e sceneggiatore messicano Alejandro González Iñárritu, narra una vicenda dal sapore ancestrale e brutale ispirata ad una leggenda americana, incentrata sulla lotta per la sopravvivenza.  Il protagonista, Hugh Glass (magistralmente interpretato da Leonardo Di Caprio), è un esploratore  cacciatore di pelli o trapper che nel 1823 vive nel gelido North Dakota una disperata avventura ai limiti estremi della sopportazione umana.

Hugh Glass guida nei territori selvaggi confinanti con il Canada una squadra di cacciatori insieme al figlio avuto da una donna pellerossa ormai non più in vita. In queste vergini terre di confine il gruppo non è solo, ma incontra tipi pericolosi quali avidi soldati mercenari e feroci tribù di nativi indiani, tutti interessati agli enormi profitti derivanti dal commercio delle pelli.

La squadra guidata da Hugh Glass a causa di uno scontro con  guerrieri pellerossa si assottiglia parecchio  e poco dopo l’esploratore viene orribilmente ferito da un’orsa grizzly, nel corso di una lunga scena dagli effetti digitali sbalorditivi. I compagni, credendolo morente, si vedono costretti ad abbandonare il trapper ferito lasciandolo in una radura insieme al figlio, ad un altro ragazzo e ad un uomo arrogante e senza scrupoli che si offre volontario per assisterlo fino alla fine, John Fitzgerald (interpretato da Tom Hardy).

Per liberarsi del fardello di un uomo gravemente ferito e di suo figlio, John Fitzgerald uccide il ragazzo e seppellisce Hugh Glass ancora vivo, convinto che comunque  nelle sue condizioni non sarebbe sopravvissuto a lungo. Glass, però, nell’assistere impotente all’uccisione di suo figlio ritrova una esplosiva forza di vivere e  di lottare contro tutto e tutti per vendicarne la morte.

Hugh Glass, con la pelle orribilmente lacerata dallo scontro con l’orsa, con una gamba fratturata, la gola perforata e affetto da febbre alta viene tenuto inaspettatamente  in vita dalla rabbia e dall’estremo dolore interiore per la perdita del figlio, fino al duello finale contro il suo antagonista John Fitzgerald.

Revenant – Redivivo è un western atipico, un survival movie di esasperato realismo girato esclusivamente sotto la luce naturale nei paesaggi incontaminati del Canada che grazie alla mirabile fotografia e alla colonna sonora di alto livello offre davvero  uno spettacolo fuori dall’ordinario.


Per Leonardo Di Caprio, già candidato 6 volte all’Oscar, questa sembra essere la volta buona: la sua interpretazione da animale che insegue la preda,  sfinito e ansimante mentre striscia, zoppica, sbava, grugnisce e urla rischiando l’assideramento  a temperature di -30 gradi è perfettamente riuscita: l’attore ben incarna il padre disperato per la perdita dell’unico figlio, nudo  e solo, ed è perfettamente capace di avvolgere, coinvolgere e sbalordire lo spettatore.

lunedì 18 gennaio 2016

“Questa non è la mia casa” di Francesca Paolillo si trova da oggi in vendita








Questa non è la mia casa, quarto libro scritto da Francesca Paolillo, è una commedia degli equivoci. La protagonista è un’insegnante di Arona, la sessantaduenne Matilde, che si accontenta da sempre di condurre una vita tranquilla, al riparo da eccessive emozioni.

La storia si apre con la partenza dell’avvenente professoressa per una vacanza sull’isola di Rodi insieme al marito Roberto. Durante il soggiorno Matilde conosce una coppia davvero bizzarra ed incontra  casualmente anche un uomo con cui aveva avuto un breve flirt nell’adolescenza.

Al rientro ad Arona la protagonista della storia riprende la sua vita tranquilla, ma nei mesi successivi diversi avvenimenti imprevisti vanno a scuotere la sua quotidianità. In seguito, Matilde accetta con scarso entusiasmo uno scambio di abitazioni con la coppia conosciuta a Rodi  quasi un anno prima e questo nuovo evento cambierà per sempre il corso della sua  vita.


Questa non è la mia casa, giunto finalista al Premio letterario Scriviamo insieme 2015, si trova in vendita in versione e-book e cartacea al seguente link: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=francesca+paolillo