mercoledì 25 aprile 2018

Un buon film indipendente: "La terra buona"




Spesso per dare una svolta alla propria vita occorre avere il coraggio di spostarsi lontano dall’ambiente in cui si vive da sempre, imparare a guardare se stessi e il mondo con occhi diversi. Il film La terra buona diretto dal giovane regista e sceneggiatore albese Emanuele Caruso racconta con semplicità l’intreccio di tre storie vere che nella realtà non si sono mai incontrate.

La storia narra del monaco benedettino Sergio de Piccoli (interpretato da Giulio Brogi), noto perché ritiratosi nel suo monastero ha raccolto nel corso della sua vita più di 60.000 libri, che ospita il medico Giuseppe Matroianni (Fabrizio Ferracane) e il suo assistente, ricercati a causa della denuncia della famiglia di un paziente deceduto dopo essersi sottoposto a una cura non approvata dalla medicina ufficiale.

Presto la calma dell’eremo, lontano ben quattro ore di impervio cammino dal paese più vicino, viene sconvolta dall’arrivo di Gea, una ragazza malata di cancro al sistema linfatico senza più speranze per la medicina ufficiale, accompagnata dall’amico disoccupato cinico e scorbutico Martino. Nello spazio del film quasi tutti i personaggi cambiano la loro visione del mondo, a testimoniare che l’ambiente e i nuovi incontri sono determinanti nel farci prendere nuove strade inaspettate.

La storia reale del monaco Sergio de Piccoli, deceduto nel 2014, si è svolta in Valle Maira in provincia di Cuneo, ma il film è stato girato quasi interamente in provincia di Verbania nella Val Grande, il più grande parco wilderness d’Europa.

Uscito in sordina in autodistribuzione perché nessun produttore aveva creduto nel progetto, La terra buona è potuto arrivare nelle sale grazie a una campagna di crowdfunding con 500 sottoscrittori e sta avendo un discreto successo, anche aiutato dalla poetica fotografia del paradiso naturale in cui è stato ambientato. Per chi ama la montagna e crede nelle svolte della vita questo film è sicuramente da vedere.




Francesca Paolillo