Spesso per dare una svolta
alla propria vita occorre avere il coraggio di spostarsi lontano dall’ambiente
in cui si vive da sempre, imparare a guardare se stessi e il mondo con occhi
diversi. Il film La terra buona diretto dal giovane regista e sceneggiatore
albese Emanuele Caruso racconta con
semplicità l’intreccio di tre storie vere che nella realtà non si sono mai
incontrate.
La storia narra del monaco
benedettino Sergio de Piccoli (interpretato
da Giulio Brogi), noto perché ritiratosi nel suo monastero ha raccolto nel corso della sua vita più di 60.000 libri, che
ospita il medico Giuseppe Matroianni
(Fabrizio Ferracane) e il suo assistente,
ricercati a causa della denuncia della famiglia di un paziente deceduto dopo
essersi sottoposto a una cura non approvata dalla medicina ufficiale.
Presto la calma dell’eremo,
lontano ben quattro ore di impervio cammino dal paese più vicino, viene
sconvolta dall’arrivo di Gea, una
ragazza malata di cancro al sistema linfatico senza più speranze per la
medicina ufficiale, accompagnata dall’amico disoccupato cinico e scorbutico Martino. Nello spazio del film quasi tutti
i personaggi cambiano la loro visione del mondo, a testimoniare che l’ambiente
e i nuovi incontri sono determinanti nel farci prendere nuove strade
inaspettate.
La storia reale del monaco Sergio de Piccoli, deceduto nel 2014, si è
svolta in Valle Maira in provincia
di Cuneo, ma il film è stato girato quasi interamente in provincia di Verbania nella
Val Grande, il più grande parco
wilderness d’Europa.
Uscito in sordina in
autodistribuzione perché nessun produttore aveva creduto nel progetto, La
terra buona è potuto arrivare nelle sale grazie a una campagna di
crowdfunding con 500 sottoscrittori e sta avendo un discreto successo, anche aiutato
dalla poetica fotografia del paradiso naturale in cui è stato ambientato. Per
chi ama la montagna e crede nelle svolte della vita questo film è sicuramente
da vedere.
Francesca Paolillo