Normalmente un lettore viene
definito “forte” quando legge circa 12 libri all’anno. Io ne leggo almeno 50,
ma pochi romanzi sono riusciti a scalfirmi il cuore quanto L’amante
giapponese della scrittrice cilena Isabel Allende.
Protagonista di questa
delicata storia d’amore è la polacca Alma Belasco che da bambina, per
essere salvata dai rastrellamenti ad opera dei nazisti, viene mandata a vivere
dagli zii a San Francisco. Inevitabilmente, l’improvvisa e secca frattura
con i suoi cari rende Alma molto bisognosa di amare ed essere amata nel
corso di tutta la sua esistenza.
Nel nuovo ambiente, così
diverso dalla natia Polonia, le sono compagni il cugino Nathaniel e
il figlio del giardiniere Ichimei. Con il primo Alma instaura un
rapporto di profonda amicizia e complicità, mentre con il secondo intreccia una
storia d’amore che si dipana per tutta una vita dalla seconda guerra mondiale
fino ai giorni nostri.
Giunta agli ottant’anni di
età, Alma decide autonomamente di trasferirsi nella casa di riposo per
anziani Lark house dove si ambienta molto bene e stringe amicizia con
l’infermiera Irina, anche lei sopravvissuta ad eventi assai dolorosi.
Le vite delle due donne molto
diverse per età e ceto sociale presto si intrecciano e quando Alma
comincia a fidarsi di quella che è diventata la sua assistente personale si
decide a raccontarle la sua vita, non priva di colpi di scena, riuscendo poi a
cambiare in meglio anche quella di Irina.
Questo libro è molto ben
scritto e mi ha fatto affezionare ai personaggi, ognuno con le sue debolezze e
sofferenze, del resto la vita ci regala solo piccole e sporadiche gioie che
dobbiamo tenerci molto strette, si sa. Ricordiamoci che solo l’amore è in grado
di dare un vero senso all’esistenza.