Synecdoche,
New York è il primo film da regista dello sceneggiatore Charlie Kaufman, uscito negli Stati
Uniti nel 2008 e giunto nelle sale
italiane in questi giorni.
Il protagonista,
il regista e attore statunitense da premio Oscar Philip Seymour Hoffman, non è più tra noi, morto a 46 anni nel
febbraio 2014, probabilmente a causa di un mix micidiale di eroina, cocaina e
benzodiazepina.
La storia
inizia nella cittadina di Schenectady,
nei pressi di New York, la cui pronuncia assomiglia all’oscuro titolo del film.
Il regista teatrale Caden Cotard (interpretato
da Philip Seymour Hoffman) si sveglia una mattina d’autunno con la netta
sensazione che qualcosa di orribile stia per accadergli.
In effetti,
pochi giorni dopo, mentre sta mettendo in scena l’opera “Morte di un commesso
viaggiatore”, la moglie Adele, pittrice
di quadri così piccoli che possono essere ammirati soltanto attraverso una
lente di ingrandimento, lo lascia per trasferirsi a Berlino insieme alla figlia
Olive e ad un’amica lesbica.
Caden Cotard entra in crisi e comincia a
soffrire di allucinazioni, convincendosi di essere afflitto da una misteriosa
malattia che lo porterà presto alla morte. Nonostante il suo corpo sia tormentato alternativamente da pustole,
tremori, convulsioni, sangue che fuoriesce dalla bocca e deiezioni di colori
assurdi, il protagonista della storia riesce ad avere una relazione con la
bella Hazel e a sposarsi una seconda volta.
Il film
prosegue sotto forma di viaggio nella mente di Caden Cotard, il quale ossessionato dal timore di una morte
imminente decide di riprodurre la sua vita mettendola in scena mentre accade,
cercando di realizzare un’enorme scenografia che riproduca per intero i luoghi
da lui frequentati.
Mentre la
scenografia continua ad espandersi generando realtà parallele dove il tempo
scorre più velocemente del normale, lo spettacolo ormai impossibile da
rappresentare si converte in una metafora dell’esistenza imperfetta di tutti
noi.
Presto la messa
in scena dello spettacolo sfugge di mano a Caden
Cotard, generando diversi alter ego dei protagonisti principali e destinando
il regista a vivere in un mondo ricreato che sostituisce quello vero.
Synecdoche,
New York è un film oscuro, angosciante, faticoso da seguire
per lo spettatore, ma interessante per i numerosi riferimenti al mondo del
teatro, della letteratura e della psicanalisi. La caducità della vita viene qui
rappresentata come un gioco di raddoppiamenti che continua ad amplificarsi finché
la morte non ne prende la regia.
Alla
complessità di questo viaggio nei labirinti della psiche si aggiunge il fatto inquietante
che sei anni dopo l’uscita del film anche la vera vita del protagonista è
deragliata a causa di ciò che avveniva nella sua mente, forse diventata incapace
di distinguere il mondo reale dalle allucinazioni.
Francesca Paolillo