sabato 28 aprile 2012

Recensione del romanzo "Galeotto fu il collier"



Andrea Vitali si esprime anche in questo romanzo nel suo consueto linguaggio marcatamente lombardo, conferendo ai personaggi un innegabile verismo. La storia si svolge nel ventennio fascista a Bellano, ridente cittadina che si protende sulla riva orientale del lago di Como, della quale l’Autore che ivi è nato conosce bene cronache e  racconti popolari, infatti egli stesso afferma:  “Ho cominciato a rubare storie per restituirle su carta”.

Il protagonista Lidio, neodiplomato figlio unico di una madre vedova molto dispotica e assillante, diventa uomo all’improvviso grazie ad una appassionata avventura con la svizzera disinibita Helga che trascorre a Bellano le vacanze estive. La consapevolezza di poterla sposare solo se ricco lo stimola ad ingegnarsi per raggiungere lo scopo di avere la bella ragazza tutta per sé, e ad un certo punto anche la fortuna sembra essere dalla sua parte, ma in una cittadina di provincia dove è impossibile che un segreto si mantenga tale sono diversi i personaggi che tentano di intralciare i suoi progetti misteriosi.  Tra le pagine di questo esilarante  romanzo in certi punti  un po’ pruriginoso e consigliabile ad un pubblico adulto, ritroviamo alcuni personaggi tipici della commedia dell’arte:  il dottore, il prevosto, il carabiniere, il farmacista, e donne molto belle o talmente brutte “da far venire il mal di pancia”, i quali si muovono perfettamente a proprio agio nella storia che è ben costruita soprattutto nei dialoghi e cattura l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina.

Francesca Paolillo

sabato 21 aprile 2012

Anche dai momenti di crisi può scaturire qualcosa di positivo

In questo periodo così difficile per il nostro paese non stiamo sempre a lamentarci del fatto che siamo diventati tutti più poveri, ma riappropriamoci di passatempi spensierati all'aria aperta, riprendiamo a coltivare hobbies vicini alla nostra vera natura che avevamo accantonato per dedicarci solo al lavoro: da queste attività potrebbero anche scaturire nuove professioni meno stressanti di quelle attuali e nuovi guadagni. Sfruttiamo questo momento per donare più libertà al nostro Io più profondo!

domenica 15 aprile 2012

Chi trova un amico trova un tesoro






                                   Qui sono ad Albogno con le mie amiche Isabella ed Anna

INCONTRO

Da:http://www.sololibri.net/Incontro-Firenze-amare-perdersi.html

Una bella foto simbolica del Ponte Vecchio in controluce appare sulla copertina del primo libro di Francesca Paolillo intitolato “Incontro”, sottotitolo “Firenze. Amare, perdersi, ritrovarsi”. Edito per i tipi de L’autore Libri Firenze, parla di una storia d’amore che mette in evidenza un punto di vista femminile che è rarissimo trovare nella nostra letteratura.

E’ la storia di due solitudini che si incontrano a Firenze, un luogo bello ma dove è facile essere soli se non si è inseriti nei giri giusti. Una bella cartolina di Firenze, un amore da "tempo delle mele" con protagonisti due adolescenti soli, Carlo e Alice. Lui appena uscito di collegio, ha perso la madre, il padre assente. Lei vittima delle convenzioni di una famiglia borghese. Le lettere che si scambiano,e le poesie, riportate integralmente,la storia della perdita di una verginità ci riportano agli anni ‘70 visti con occhi diversi dai soliti “anni di piombo”. Un tempo mitico in cui ,nonostante la politicizzazione totale, c’era ancora spazio per un amore puro come quelli cantati in quegli anni da Lucio Battisti. Non mancano un viaggio on the road ,colpi di scena, un amore che resiste alla lontananza del militare, la fuga dalla caserma per riabbracciare l’amata. Poi il matrimonio a Roma con Lorenzo e l’assenza. Come tutti i grandi amori, anche questo non finisce mai e culmina nel tradimento fiorentino. L’epilogo ritrova i due quaranta anni dopo. in un iniziatico viaggio di nozze in Africa che termina in un misterioso rapimento e poi via verso il finale a sorpresa. il racconto contiene in nuge almeno quattro romanzi: quello dell’amore giovanile, quello dell’amore coniugale, quello della maturità femminile e quello della gioventù difficile di Carlo.

Una trama da cui un buon sceneggiatore potrebbe ricavare una bella soap opera italiana in giro per le città d’arte Venezia, Firenze, Roma e da cui un francese dell’800 avrebbe realizzato un feuiletton da 800 pagine. Un racconto che aspira a diventare romanzo rosa rilanciando Firenze come città romantica per eccellenza. Ci voleva dopo gli anni tragici dell’amore malato e sanguinario, gli anni del mostro.

di Luca Tognaccini - 19-01-2011



Ritorno all'altopiano


Dondolata dal turchino vagone della ottuagenaria ferrovia vigezzina contemplo nostalgica ciò che resta di remote usanze contadine: reconditi lavatoi in disuso, bassi muretti a secco, nude baite diroccate… Non può il clangore dello scartamento ridotto distogliermi dall’ammirare le pareti strapiombanti sul Melezzo né dall’aspirare la rustica fragranza del fieno tagliato da poco o dell’umido sottobosco rigoglioso di funghi. Ed ecco all’improvviso aprirsi dinanzi a me l’ampia valle verdeggiante sulla quale pigre nubi cumuliformi si muovono lente verso il Gridone argentato.Ora vetuste dimore dalle tinte multicolori, ora chiese dai campanili svettanti con i loro scampanii profondi,ora assolati pascoli romiti. Infine giungo alla meta appagata nei sensi e nell’attimo stesso in cui le mie estremità lambiscono il suolo agognato da tempo, io penso: è qui che voglio restare.

Francesca Paolillo