domenica 9 novembre 2014

Recensione del film "Il sale della terra"


Il sale della terra diretto da Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado è un film-documentario che sottolinea, con immagini potenti dirette in fondo al cuore dello spettatore, quanto noi esseri umani siamo capaci di distruggere noi stessi, i nostri simili e lo splendido pianeta sul quale viviamo.

Il teutonico Wim (Ernst Wilhelm) Wenders in gioventù ha studiato medicina, filosofia e pittura, decidendo in seguito di dedicarsi con eclettismo alla regia, alla produzione cinematografica, alla scrittura e alla fotografia. Attento osservatore della natura umana, si era già cimentato in passato in documentari di grande successo, ma mai prima d’ora aveva saputo conferire alle immagini di genti e luoghi lontani un tale significato sociale e politico.

Juliano Ribeiro Salgado è il figlio primogenito del fotografo brasiliano Sebastião Salgado, il quale da quarant’anni gira il mondo con la sua macchina fotografica, realizzando sublimi e brutali immagini in bianco e nero dotate di rara potenza lirica.

Il sale della terra, opera incentrata sulla irragionevolezza umana, si apre con immagini che ritraggono i cercatori d’oro brasiliani all’opera nella più grande miniera a cielo aperto del pianeta, talmente accalcati l’uno all’altro da sembrare piccole e disperate formiche operose. La pellicola prosegue con il fotografo Sebastião Salgado che recita la parte di se stesso, portandosi alternativamente dietro e davanti all’obiettivo per raccontare la storia della sua vita e di tutto l’universo che ha  saputo esplorare e fotografare.

Le fotografie che si susseguono nella pellicola, conferendole grande impatto umanitario e sociale, ritraggono la siccità del Sahel, le genti più misere della Colombia, le tribù del Brasile minacciate dall’economia moderna, i terribili genocidi africani, i pozzi petroliferi incendiati nel Kuwait, in un'alternanza di immagini di mestieri, esodi, sofferenze e morte, per informare, provocare ed emozionare.

Dopo il viaggio in Rwanda, Sebastião Salgado che per realizzare i suoi reportage si mescola per mesi alle popolazioni in modo da vivere a stretto contatto con i suoi soggetti, è tornato a casa psicologicamente distrutto da tutta quella sofferenza. Nella pellicola vediamo come la moglie Lèlia Wanick, sua musa ispiratrice, riesce a salvarlo coinvolgendolo in un progetto ecologista di riforestazione delle sue terre natie disseccate dalla siccità.

Il sale della terra non è un documentario in senso stretto, ma un film epico di sensibilità elevata che conferendo dinamismo alla staticità delle immagini fotografiche di Salgado mette lo spettatore brutalmente di fronte alla crudeltà dell’uomo moderno, in contrasto con la meravigliosa bellezza del nostro pianeta laddove egli non è ancora riuscito a contaminarlo.  


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