giovedì 11 giugno 2015

A proposito di migranti, riprendiamo in mano il romanzo “Furore”


Furore (titolo originale The grapes of wrath, ovvero I grappoli dell’odio) è un romanzo pubblicato dallo scrittore statunitense John Ernst Steinbeck nel 1939, che in Italia venne pesantemente decurtato dalla censura fascista. Solo dal 2013 è finalmente disponibile in libreria in una nuova traduzione integrale.

Ambientato negli Stati Uniti d’America subito dopo la crisi economica e finanziaria del 1929 che ebbe evidenti ripercussioni a livello mondiale nei decenni successivi, non molto diversamente da ciò che sta accadendo oggi, il libro documenta l’esodo di milioni di persone ridotte in miseria che abbandonarono il Midwest per migrare verso la California in cerca di lavoro.

Protagonista della storia è la famiglia Joad dell’Oklahoma, assurta a simbolo di tutti quei  contadini che, non riuscendo a causa di un calo di fertilità della terra a restituire i prestiti concessi dalla banca, vennero espropriati dalle loro fattorie ritenute dai poteri finanziari non più redditizie. Le banche non solo non rinnovarono i crediti, ma spianarono ogni cosa con le trattrici, persino le case ancora abitate.

La storia inizia con il ritorno a casa di Tom , maggiore di sei figli di una famiglia contadina povera ma dignitosa, rilasciato sulla parola dopo avere scontato parte di una pena per omicidio. Costretta a lasciare la casa e la terra in cui viveva da decenni, la famiglia Joad che consta di tre generazioni affronta un viaggio epocale a bordo di un autocarro lungo la interminabile Route 66 attraverso Texas, New Mexico e Arizona, sperando in un futuro decente una volta giunti nella fiorente California.

Purtroppo niente avviene come sperato: i nonni muoiono uno dopo l’altro durante il viaggio massacrante, Tom si macchia di un secondo omicidio e la sorella diciassettenne Rose of Sharon, dopo essere stata abbandonata dal giovane marito, durante il tragitto partorisce un bambino morto.

La California finalmente raggiunta non è come la famiglia Joad si aspettava: nonostante la presenza di fertili terre sterminate anche lì c’è miseria e l’eccesso di richiesta di lavoro porta a ribassare i salari a giornata fino a livelli disumani, rendendo gli uomini schiavi e affamati. Gli abitanti di questo Stato negano qualsiasi diritto civile agli immigrati e li sfruttano all’inverosimile, nonostante siano statunitensi come loro.

Romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni Trenta, Furore è un vero capolavoro che raccontando la trasmigrazione della famiglia Joad  ci fa rivivere la trasformazione di un’intera nazione fondata sui valori della terra e della famiglia.

Vera protagonista della storia è l’ingiustizia che padroneggia quando il denaro e il potere si concentrano nelle mani di pochi detentori senza scrupoli. Raccontando le sofferenze dei più miseri attraverso i loro gesti e sguardi, Steinbeck con questo romanzo si dimostra maestro di realismo e attraverso la sua scrittura asciutta riesce a far rivivere perfettamente il più che giustificato furore dei migranti, finendo per inculcare anche al lettore una certa dose di rabbia.


Nessun commento:

Posta un commento