martedì 22 dicembre 2015

Recensione del film “Irrational man” di Woody Allen


Leggendo i quotidiani non possiamo fare a meno di renderci conto che in questi anni sta venendo sempre più a mancare il rispetto verso la vita altrui: spesso è sufficiente un diverbio tra guidatori di veicoli o addirittura il diniego di una sigaretta per trasformare una persona qualsiasi in assassino, tra l’altro neanche tanto propenso a pentirsi una volta messo di fronte al suo crimine senza senso.

Irrational man, 44esimo film  del contorto ed enigmatico regista newyorkese Woody Allen, tratta del farsi giustizia da sé, dell’autoconvincimento che compiere un misfatto a fin di bene possa essere giusto e di come il destino possa dare ad una vita piatta e senza senso una svolta inaspettata.

La storia si apre con l’arrivo in un college di provincia del professore di filosofia Abe Lucas (interpretato da Joaquin Phoenix che per l’occasione è dovuto ingrassare  15 chili), preceduto dalla sua fama di seduttore. Personaggio depresso in crisi esistenziale e dedito all’alcool, Abe affascina facilmente le donne di ogni età facendo leva proprio sul loro istinto da crocerossine.

Nel college sono soprattutto due le donne attratte dal suo cinismo e dal suo disinteresse per la vita, ognuna convinta di essere l’unica in grado di salvarlo dall’autodistruzione: la collega Rita e la studentessa modello Jill.
L’occasione per riscattarsi da un’esistenza ormai in totale declino viene offerta ad Abe dal caso, quando ascoltando in un bar lo sfogo disperato di una donna sconosciuta, sul punto di perdere l’affidamento dei figli a causa di un giudice corrotto, il protagonista della storia ritrova nuova linfa vitale nell’occasione di eliminare costui dalla faccia della Terra.

L’assassinio, studiato nei minimi particolari, riesce perfettamente e Abe dopo avere soppresso la vita del giudice ritrova un rinnovato interesse ed entusiasmo per la propria. Però Jill, la studentessa con cui ha intessuto una relazione, viene a conoscenza del suo crimine e quando un innocente viene accusato del delitto al suo posto lo minaccia di denunciarlo se non si costituirà. Il risultato del tentativo della ragazza di far comprendere ad Abe la gravità del suo gesto, però, non fa altro che sfociare nella progettazione di un secondo assassinio.

La storia, dotata di una colonna sonora dal ritmo piacevole, si snoda quasi completamente nella cornice del campus, in una calma piuttosto piatta interrotta ogni tanto da qualche battuta spiritosa. La passione di Woody Allen per la filosofia e la psicanalisi affiora in maniera evidente in questo thriller filosofico  che scherza sul desiderio inconscio di riuscire a commettere il delitto perfetto un po’ per noia e un po’ per aumentare la propria autostima e che ha il pregio di far riflettere lo spettatore sul recondito senso della  vita.
                

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