Il
protagonista della narrazione è Andrea Sperelli, giovane incisore e poeta,
cresciuto senza madre e con un padre libertino che lo lascia ricco e orfano a
soli ventuno anni. Privo di una linea morale si dà alle dissolutezze, finché
incontra ad una cena della Roma aristocratica e mondana di fine ottocento una
bellissima vedova, la duchessa Elena Muti, ed è immediato colpo di fulmine per
entrambi. Tra i due nasce una storia d’amore molto passionale, ma dopo qualche
mese Elena travolta dai debiti decide di sposare un ricco Lord inglese e
scompare. Andrea Sperelli si dispera per
l’amore perduto ma torna presto alla vita libertina a lui congeniale arrivando
persino a battersi in duello contro
l’amante offeso di una donna sposata che stava corteggiando. Ferito gravemente
durante la contesa, si ritira nella villa sul Mar Adriatico di una sua cugina e
qui incontra una donna sposata casta e pura che ha la voce simile ad Elena, il
cui nome è Maria. Tornato a Roma rivede Elena che però lo respinge per un altro
amante e rivede anche Maria che decide
di sedurre. Andrea Sperelli è al tempo stesso falso e sentimentale, egoista e
amorevole e in bilico tra l’amore passionale per Elena, omonima della famosa
adultera che causò la guerra di Troia, e l’amore puro di Maria, omonima della
madre di Cristo.
Questo è
il primo romanzo di Gabriele D’Annunzio, fanciullo prodigio che pubblicò a soli
16 anni la raccolta di poesie “Primo vere”. Il linguaggio è sublime, poetico,
musicale e ricercato: “un bacio li prostrava più di un amplesso. Distaccati si
guardavano, con gli occhi fluttuanti, in una nebbia torbida. Ed ella diceva,
con voce un po’ roca, senza sorridere:- Moriremo.”
Considerando
quanto si è impoverita la lingua italiana negli ultimi decenni, ritengo utile
la lettura attenta di questo romanzo che contiene numerosi termini non più di
uso comune ma che qualunque italiano di buona cultura dovrebbe saper padroneggiare.
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