mercoledì 18 dicembre 2013

Recensione del film “Blue Jasmine” sceneggiato e diretto da Woody Allen




La protagonista del film Blue Jasmine, magistralmente interpretata dall’attrice australiana 44enne Cate Blanchett, è una donna fragile di nome Jeannette con un doloroso passato da bambina adottata che pensa di riscattarsi sposando l’agiatissimo uomo d’affari newyorkese avvezzo alle truffe Hal (interpretato da Alec Baldwin). Jeannette si cala perfettamente nella parte della americana ricca e superficiale, mentendo pure sul proprio nome di battesimo che decide di trasformare nel più esotico Jasmine.

La protagonista della storia, mentre vive un’esistenza ovattata da antipatica signora dell’alta società  per la quale conta solo l’apparenza e trascorre le giornate tra feste mondane e sedute di pilates, scopre che il marito Hal la tradisce in continuazione, ma pensa che tutto sommato valga la pena di tenerselo ugualmente, senonché lui messo con le spalle al muro decide di lasciarla. Per vendicarsi , Jasmine lo denuncia per le truffe finanziarie che fino a quel momento fingeva di ignorare, provocandone l’incarcerazione e poi il suicidio. La comunione dei beni che l’aveva resa immensamente ricca trascina anche lei nella  bancarotta facendola cadere in un grave esaurimento nervoso.

Dopo un periodo di pesanti cure psichiatriche, Jasmine si ritrova sola, impossibilitata senza mezzi economici a continuare a frequentare il jet set nel quale si trovava a suo agio e decide così di ricontattare la sorellastra Ginger (interpretata dalla brava Sally Hawkins), anch’ella adottata, che fino ad allora aveva allontanato dalla sua vita perché ritenuta troppo rozza  e provinciale.  Jasmine sbarca a San Francisco ben accolta da Ginger e per un certo periodo si rassegna ad una normale esistenza da ceto medio-basso, lavorando come receptionist in uno studio dentistico.

Il film procede per flashback facendo emergere la fragilità di Jasmine che per riempire il suo vuoto interiore eccede in pillole ansiolitiche e bicchieri di vodka, e inoltre parla spesso da sola perché non trova interlocutori. Contemporaneamente alla sua vulnerabilità emerge anche una forza che cova sotto la cenere e traspare dal suo sguardo, capace di inchiodare lo spettatore, e di generare forse un nuovo riscatto non solo per lei ma anche per la sorella.

Jasmine una volta acclimatata a San Francisco viene nuovamente attratta dall’alta società e cerca di rinfilarvisi fidanzandosi con l’avvenente diplomatico Dwight Westcake (interpretato da Peter Sarsgaard). Ormai calata nella nuova parte, gli racconta un bel po’ di frottole, a cui lui crede volentieri perché ha bisogno di una donna bella e di classe che lo accompagni ai ricevimenti, ma purtroppo lo scontro inevitabile con la realtà è dietro l’angolo,  pronto a distruggere  i sogni di tutti i personaggi della storia.

Blue Jasmine  è sicuramente un film tragico, ma a tratti vi affiora anche il Woody Allen umorista che pur nei suoi tipici toni cupi dirige magistralmente una Cate Blanchett capace di dialogare con la cinepresa e di illuminare la scena come poche altre.



  

Nessun commento:

Posta un commento