lunedì 16 ottobre 2017

Un’ottima interpretazione di Richard Gere: “L’incredibile vita di Norman”


Esistono persone che dedicano tutta la propria esistenza allo scambio di favori, spesso con l’unico scopo di poter essere invitati nei salotti frequentati da personaggi influenti. L’incredibile vita di Norman (titolo originale Norman: the moderate rise and tragic fall of a New York fixer), diretto dal regista israeliano Joseph Cedar,  si svolge nella trafficata New York, dove  l’uomo di affari di Norman Oppenheimer (Richard Gere) si affanna ogni giorno con l’intento di soddisfare le necessità altrui per ricevere in cambio soprattutto considerazione e ammirazione.

Un giorno Norman riesce ad agganciare il politico israeliano Micha Eshel (interpretato da Lior Ashkenazi) e a regalargli un costoso paio di scarpe, sperando di ricavarne futuri favori. Dopo tre anni effettivamente Micha Eshel diventa primo ministro di Israele e si presenta per Norman l’occasione più grande della sua vita, ma presto il muro di bugie da lui edificato crolla pesantemente e finisce per travolgerlo.

Il misterioso Norman, che nessuno sa nemmeno dove viva, dimostra effettivamente un talento nell’esaudire i desideri di persone influenti per poi creare una catena di favori ma ad un certo punto il gioco gli sfugge di mano. Uomo solo e irrisolto, per sentirsi accettato esagera nel promettere favori a destra e a manca  ed è destinato a cocenti umiliazioni e ad un finale tragico.


Richard Gere, imbruttito in questo film con orecchie  a sventola posticce,  quasi irriconoscibile nell’andatura incerta e trafelata, interpreta benissimo la sofferenza di chi nel favorire gli altri dimentica se stesso, fino ad arrivare a dover interpretare il doloroso ruolo del capro espiatorio. 




Francesca Paolillo

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