sabato 8 giugno 2019

Recensione del romanzo “L’ospite inatteso” di Patricia Gibney



Per gli amanti del thriller, L’ospite inatteso (The missing ones), opera prima della scrittrice irlandese Patricia Gibney , è un poliziesco in piena regola che si ispira alle atrocità commesse dal clero nei confronti dei minori ad esso affidati. La storia inizia con il ritrovamento, nel buio e freddo inverno di una tranquilla e anonima cittadina irlandese, del cadavere di una donna strangolata all’interno di una cattedrale.

La detective Lottie Parker si trova a dover risolvere il difficile caso, complicato dal ritrovamento anche di un uomo impiccato ad un albero e in seguito di altri cadaveri, tutti collegati da un filo conduttore che si perde nel lontano 1976. Nonostante gli evidenti depistaggi, l’astuta detective riesce a giungere alla risoluzione del caso, regalandoci un finale a sorpresa, nel giro di soli nove giorni.

Tutti i protagonisti della storia hanno avuto a che fare in passato con l’orfanotrofio Sant’Angela gestito da suore insensibili e da preti assolutamente privi di moralità che hanno impunemente distrutto la vita a decine di innocenti anche grazie al silenzio assordante della Chiesa.

La detective Lottie Parker, vedova con tre figli adolescenti da gestire da sola, è una donna che per lenire le proprie sofferenze eccede con alcool e cibo spazzatura, ma proprio nel risolvere questo caso che coinvolge anche il suo passato trova la forza per dare una svolta alla sua vita. L’indagine, via via che le vittime aumentano e i sospettati si moltiplicano, è ardua e devastante per lei dal punto di vista emotivo, ma alla fine anche terapeutica.

La storia descritta nel romanzo L’ospite inatteso, che coinvolge uomini potenti apparentemente intoccabili legati tra loro da un torbido passato, è resa tutto sommato piacevole grazie alla scrittura scorrevole e diretta e al ritmo serrato.

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