domenica 14 aprile 2013

Tre camere a Manhattan, intenso romanzo di George Simenon

Georges Simenon è un prolifico scrittore belga nato all’inizio del Novecento, famoso per avere ideato il personaggio del commissario Jules Maigret. In realtà questo autore si è dedicato solo in parte alla stesura di libri "gialli", producendo dei veri capolavori anche nei generi di appendice e psicologico.
Attento osservatore dei tipi umani più squallidi, in questa storia Georges Simenon rivela il suo animo più profondamente romantico, ma non a caso: durante la stesura dell’opera nel 1946 aveva infatti intessuto una relazione molto appassionata con la sua segretaria che poi divenne la sua seconda, ma non ultima, moglie.
Il romanzo narra di un attore francese quarantasettenne (François Combe) che si è trasferito da due mesi a New York dopo essere stato lasciato dalla moglie per un uomo più giovane, il quale incontra una trentaduenne viennese divorziata (Catherine Miller) in cerca di un qualsiasi uomo che possa colmare la sua solitudine.
Nonostante fossero vicini di casa nel Greenwich Village, il loro incontro avviene del tutto casualmente in un bar di Washington Square.
Quasi tutta la trama del romanzo si svolge di notte, in una New York costantemente grigia, sporca e piovosa, in uno stile asciutto e analitico. Le tinte sono fosche e la solitudine sia dei due protagonisti sia delle figure minori che ruotano loro attorno appare assai pesante, ma l’autore riesce in questa storia costituita quasi esclusivamente da lunghi dialoghi a descrivere perfettamente il modo in cui un uomo e una donna iniziano a conoscersi e poco dopo a riconoscersi. Tra gelosia, paura dell’abbandono prima e dell’amore vero poi, tra numerose bottiglie di whisky bevute e sigarette fumate, i due personaggi alla fine si innamorano sul serio offrendoci, pur con qualche colpo di scena, un lieto fine.
 

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